TWO TRIBES / FRANKIE GOES TO HOLLYWOOD (GODLEY & CREME)

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POTERE E SGANASSONI.

Questo video di Trump e Biden che se le suonano di santa ragione fa un certo effetto. In una lotta spietata, con mosse feroci e scorrette, si tumefanno e rendono poltiglia le loro facce. Un lago di sangue. Un atto di forza che determina finalmente chi è il migliore tra i due, la potenza e la superiorità intrinseca di uno sull’altro. Uno spettacolo raccapricciante e spietato con intorno un’arena di scalmanati tifosi da Colosseo che parteggiano più per la violenza che per gli stessi gladiatori.

Direte: è un nuovo modo di vincere o perdere le elezioni? È una nuova trovata televisiva per dar conto di chi sarà più adatto a governare? È un’azione di marketing per riportare interesse alla politica e alle dispute intellettuali? O, per caso, è uno di quei deep fake da intelligenza artificiale?

No, niente di tutto questo. Ho solo sbagliato. Non sono Trump e Biden. Sono solo due attori di un videoclip molto antico.

Nel 1984, gli allora famosissimi e provocatori Frankie Goes To Hollywood se ne uscirono con questo video che con Two Tribes raccontava i complicati effetti di una spietata Guerra Fredda in atto da decenni. Le due tribù della canzone venivano qui a rappresentare una brutale Russia e un’arcigna America che nella realtà, a colpi silenziosi e qui invece a sonori schiaffoni, si stavano facendo una spietata guerra d’alto livello, della quale noi non potevamo che essere solo meri spettatori.

All’epoca della sua uscita, il video suscitò diverse reazioni. Non eravamo abituati alla metafora politica nelle canzonette e soprattutto incalzata da così tanta franchezza e brutalità. Scoppiò un piccolo scandalo. Qualcuno lanciò accuse di troppa provocazione e di disgustosa violenza offerta per profitti commerciali. Per altri coraggio e messaggio esplicito nel trattare temi politici delicati fecero diventare il brano una specie di piccolo manifesto contro la guerra e l’insensatezza dei potenti di fronte alle conseguenze dei loro atti.

Nonostante (o forse proprio grazie a) le controversie, il video contribuì al grande successo della canzone, entrando in modo trasversale nei vari ambiti televisivi, da quelli politici, a quelli cultural-stilistici, a quelli di divulgazione di massa per i giovani. Il video fece subito scalpore per le sue immagini forti in una trama semplice e molto quotidiana per le programmazioni televisive dell’epoca: un giornalista immerso in un’eccitata telecronaca di un combattimento su un campo di wrestling, con spettatori assetati di sangue e vogliosi di violenza e dolore, urlava un racconto concitato e suggestivo. Abituati a show di violente lotte televisive molto spettacolari, questo trucco narrativo era il gioco che metteva in chiaro la metafora dello scontro spietato tra due potenti leader mondiali, simboleggiando il conflitto tra quelle due superpotenze e con un tratto sprezzante e sarcastico dichiarava che i due, invece di mettere a rischio le nostre vite con una folle escalation nucleare, avrebbero dovuto risolvere i loro conflitti da soli.

La lotta, il sangue e la violenza erano una rappresentazione sprezzante e volgare della distruzione in atto, per far vedere e sottolineare le conseguenze potenzialmente catastrofiche della guerra.

Ecco perché all’epoca funzionava con Ronald Reagan e Konstantin Chernenko, i leader degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda, e oggi possiamo sostituirli con chiunque altro dei nostri ben amati (spesso molto poco) potenti. L’arroganza di chi ci governa e che ancora ci manda in guerra o tenta di farlo è ancora molta, spietata, strategica e finalizzata, come vediamo oggi ad esempio in Medio Oriente, utile più a rimanere al potere che a una vera e propria salvezza o salvaguardia.

La guerra e i conflitti politici in genere, nella loro spietatezza, rimangono sempre un ottimo affare: se vinci: bene, ma anche se perdi, in quanto potente, avrai sempre il tuo pezzettino di macerie da poter gestire per far soldi.

Le immagini di Two Tribes forse oggi ci appaiono ingenue e con un gusto retrò. Negli anni ’80 la tecnologia era ben lungi da quella alla quale siamo abituati oggi. Forse anche montaggio e inquadrature ci sembrano semplici e antiche e la musica dance con quel misto di rock e lustrini colorati ci fa forse prendere meno sul serio quel gruppo di come invece facevamo all’epoca (cioè nel secolo scorso), ma la denuncia rimane. È attuale anche a distanza di tempo e, cosa più importante, una canzonetta e un video commerciale possono diffondere oggi come allora un messaggio schietto e diretto, non so se proprio un messaggio di pace, ma almeno qualcosa che dica decisamente: se volete tanto menar le mani, andateci voi a fare la guerra, scendete voi in campo e lasciate stare le nostre vite. Datevele pure di santa ragione tra voi potenti che noi rimaniamo a guardare…

FRANKIE GOES TO HOLLYWOOD. GODLEY & CREME. 1984.

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