NO STRESS / LAURENT WOLF (TIERRY VERGNES)

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GUIDA ZEN PER NON LANCIARE IL MONITOR.

Ve lo vedo negli occhi. Sì, proprio voi. Calmi, pacati educati. Seduti al vostro posto a fare con impegno quel che vi viene chiesto di fare. Diligenti direi. Un altro plico, un’altra scadenza un altro: “tu che sei brava ci metti 10 minuti…” o quel “che ti ci vuole, sono due click ed è fatta…” e voi salutate, ringraziate assicurate che ce la farete. Si vede bene nella vostra espressione, in quella pieghina accanto alla bocca. Si legge chiaramente sulla vostra fronte tesa, molto tesa e voi silenziosi a testa bassa a produrre contro il tempo, contro una scadenza. Che giorno è? Manco a dirlo: venerdì!

Quante volte il labirinto dell’esperimento non vi dava via d’uscita e voi, topino bianco affamato e spaventato, avete sentito che sareste morti sotto il crudele occhio di uno scienziato squilibrato?

È arrivato il giorno? Quel giorno? Il giorno che la stampante ha finito il toner? Quel giorno che la connessione non c’è? quel giorno che il computer risponde come se fosse in coma e per ogni tasto pigiato la rotella gira prendendosi gioco di voi minacciando di buttarti via tutto il lavoro?

Ve lo leggo negli occhi. L’avete sfiorato quei giorni in cui vi siete trovati ad un passo dal lanciare il monitor fuori dalla finestra, telefonate inopportune che sembrano complottare contro di voi o i colleghi che hanno finito e riempiono il tempo a parlare di culi e auto potenti… Ve lo leggo negli occhi quell’odio, quel furore… e lo vedete anche voi, è lì difronte a voi, chiara, limpida, evidente: quella linea pericolosa che, una volta attraversata, non vi permette più di tornare indietro.

E non vi biasimo, anzi di più, vi capisco, sono solidale con voi. Chiunque abbia passato ore davanti a un computer che decide così, senza motivo apparente, di non collaborare più a metà lavoro, può capire perfettamente la furia esplosiva che Laurent Wolf, autore del brano, ci regala nel suo video di No Stress.

Il video non è bello. È sgraziato e con immagini rubate da telecamere interne. C’è una intro tecnologica se vogliamo anche un po’ forzata, ma le scene che vengono nello sviluppo sono terribili, mettono un senso di imbarazzo e di tensione impressionante. Spaventano perché sono vere, perché a tutti ci è capitato di avvicinarsi a quel momento di follia e guardando questo video lo sentiamo ancora. Magari non l’avete superata quella linea ma la conoscete e ci spaventa tutti perché non sono cose che capitano ai matti o ai deboli o a chi è in cura per nervi, no, capita a tutti noi! Lo conosciamo bene quel veleno in bocca.

Questo video è una sorta di confessione collettiva. Si comincia con un uomo tecnologicamente avanzato, che gestisce file di immagini sospese nell’aria come se fosse il signore del tempo e dello spazio, mentre osserva uffici ordinati e perfettamente funzionali… o così sembra. Il ritmo incalzante della canzone dance ti trascina in questa falsa sensazione di controllo, ma poi si passa rapidamente alla cruda realtà: persone frustrate, computer che si bloccano, stampanti che non stampano, e colleghi che sembrano usciti da un incubo. E la cosa spaventosa è che si tratta di una panoramica dell’ufficio tipo: relazioni forzate, spazi ristretti condivisi, scadenze irraggiungibili, richieste assurde fatte in momenti assurdi e in modo assurdo. Lo stress come l’acqua in una pentola a pressione e tutto andrà bene se il punto massimo, il carico di punta, arriverà dopo l’orario di uscita, nel parcheggio o in macchina o peggio a casa, ma sarete salvi e non perderete il posto e la faccia.

Ma è proprio quando la pentola esplode che il video mostra. Le inquadrature passano rapidamente da scene di disagio a esplosioni di rabbia incontrollata: monitor lanciati a terra, stampanti distrutte, colleghi aggrediti. E per un attimo ti trovi a chiederti: queste scene sono reali? O forse sono solo il lato oscuro di ogni lavoratore, quel sentimento che la società ci impone di tenere nascosto sotto strati di professionalità? Sono agghiaccianti ma così dannatamente familiari che ti viene da ridere.

Il messaggio? Viviamo in un mondo disumano in cui le nostre giornate lavorative sembrano il frutto di un esperimento crudele. Funzioni, solo funzioni. Né sentimenti, né sensibilità. Stressati, insoddisfatti, trattati come rotelle di un sistema che ci esaurisce. Vendiamo tutto questo per un misero stipendio, per pochi spiccioli di sicurezza. Ve lo leggo negli occhi: tutti siamo stati almeno una volta sul punto di perdere il controllo, a un passo dal rovesciare la nostra scrivania, la nostra vita e il nostro decoro e questo video ce lo ricorda in modo spietato.

Queste immagini ci spaventano perché sappiamo che siamo a rischio e spesso non siamo solo le vittime innocenti ma carnefici per altri. Eppure? Continueremo. Domani torneremo diligenti e sorridenti. Timbreremo, ci siederemo tra plichi e scartoffie e faremo quello che il computer e il destino arcigno ci impongono. È per la casa o per i figli, per le rate, il dentista o perché alla mia età dove vuoi andare… mi servono i soldi. Comunque sia, per qualsiasi motivo, scusa o paura, domani torneremo lì, a soffrire in silenzio e a rischiare questa roulette russa. Forse non lanceremo il computer, non prederemo a pugni il capo o non spaccheremo il telefono per l’ennesima brutta notizia ma… chissà, mai dire mai.

LAURENT WOLF. TIERRY VERGNES. 2008.

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