THE CIRCLE WAS UNBROKEN.
La storia della band risale al 2009 in Arizona quando la clarinettista Jessie Demaree e il polistrumentista Chris Del Favero si incontrano ed entrambi creano il loro progetto e contemporaneamente entrano a far parte dell’ensemble chiamato Sunn Trio, band che mischia sapientemente spiritual jazz, improvvisazione free, post-punk, noise, musica araba, rock psichedelico e d’avanguardia. Insomma un suono vasto quanto insolito.
Ma la coppia non si accontenta e decide di mettersi in viaggio, passano attraverso l’America centrale e meridionale, suonando, collezionando dischi ed esperienze di musica tradizionale con i musicisti locali apprendendo quanto più possibile da ogni incontro espandendo di fatto le loro conoscenze e capacità. Nel 2014, dopo 2 anni di viaggio, fanno ritorno a casa e si impegnano a creare una vera e propria band, i Jerusafunk appunto, che smettono di essere un progetto casalingo, portando con sé tutto quanto avevano imparato sulla strada del loro lungo viaggio.
In breve tempo si forma una band/collettivo che mischia senza alcun timore influenze funk, klezmer, jazz, afrobeat, e tantissima musica etnica da ogni parte del mondo, il tutto tenuto insieme da una visione di insieme psichedelica. In questi anni hanno registrato 2 album, 5 tour, e han condiviso il palco con pesi massimi come George Clinton e i Calexico.
La traccia di oggi è il singolo di lancio del loro secondo disco “The Sunn & Roy Flynn” in cui la band fa sfoggio della freschezza del proprio sound che difficilmente può lasciare indifferenti sia in positivo che in negativo, a mettere le mani sull’apparato visuale è Gabriella Molina, che è produttrice di video musicali visionari, disegnatrice di copertine, di poster-art per i tour delle band nonché di live visuals.
Il video ha una forma estetica precisa, un bianco e nero dal tono antico, come se la sua visione delle cose fosse inerente a qualcosa del passato, o come se cercasse di ricreare la grana di qualche vecchio film. Lo sfondo mostra un antico soggiorno fuori prospettiva proprio grazie al collage di immagini provenienti da diversi contenuti. La foto di una madre con in braccio un neonato viene animata ritagliandone parti e facendole muovere in stop-motion. Il bambino prima si muove, per poi prendere il volo e nel suo volare incontra gruppi di pecore e montoni (?!).
Compaiono personaggi in primo piano dallo sguardo inquieto, una coppia si lancia bottiglie di “Confort” (Confort?) mentre da una vecchia televisione appare una madonnina con dietro un incendio mentre una coppia di ragazzi si lascia andare alla disperazione. Un bambino è disteso sul letto, disperato, addolorato, in posizione fetale mentre un gigantesco gufo entra nella stanza, se lo carica sulla schiena, vola e lo lascia cadere nel fiume di una imprecisata città. Il protagonista si lascia cadere nell’acqua finché decine di mani vanno verso di lui. Ombre oscure si muovono sullo sfondo mentre sempre più mani si avvicinano a lui.
Tutto sfuma, ora siamo in una città semi-distrutta e il bambino si incammina verso il bosco e raggiunge un deserto, in breve è nuovamente nella sua stanza mentre libri bruciano. Un libro cade dall’alto fino a diventare una sorta di “tappeto volante” sul quale il bambino volerà fino a ritrovarsi nuovamente sul fondo del fiume contornato questa volta da centinaia di mani che lo guideranno nel suo percorso fuori dall’acqua. Questa volta quando il ragazzo riprende la sua camminata le mani lo raggiungono e lo prendono per i vestiti per poi lasciarlo andare quando raggiunge il bordo della foresta, come se le mani non potessero passare per quella zona. Come nel ciclo precedente il bimbo è di nuovo nel deserto che cammina e viene colto alle spalle nuovamente da un gruppo di mani, dalle quali riuscirà a liberarsi e fuggire.
Inizia un nuovo ciclo con il bambino di nuovo nella sua stanza che viene rapito da un animale notturno e questa volta qualcosa è cambiato perchè lo vediamo camminare in un deserto dove guardando dentro finestre sospese nel nulla vede strane immagini. L’attenzione si ferma su una di queste finestre dalla quale si vede il loop di un neonato che in pochi frame diventa un uomo (forse il padre?) che abbandona casa con una valigia in mano. Questa sequenza attrae il ragazzo che la fissa per alcune ripetizioni. Poi la finestra si rompe e ne esce una donna con ali di farfalla che piange gigantesche lacrime, prima di volare via. Il ragazzo riprende il suo cammino nel deserto fino a ritornare al punto dell’ingresso nella foresta, dove questa volta le mani riescono a prenderlo e fermarlo in tempo. Ora viene catapultato in uno spazio fuori dal mondo dove tutto è fuori posto e un angelo scaglia una freccia sul petto del protagonista ma lui se la toglie con un colpo di mano e dal suo petto non esce sangue, anzi si vedono moltitudini di mani con una lunga catena di DNA.
Ora il protagonista è steso sul letto della sua camera, (pronto per un altro ciclo?) mentre animali della foresta giganti si avvicinano e ricompare la donna dalle ali di farfalla che allontana gli animali e lo porta su di sé in volo. Dopo un grande volo lascia cadere il bambino e mentre cade spuntano le stesse ali anche a lui con le quali inizia il suo primo volo in solitaria.
Ora il cerchio è rotto e può iniziare il cambiamento.
JERUSAFUNK. GABRIELLA MOLINA. 2020.