THE TURNING POINT / WANTAWAYS (STEVE CUTTS)

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SALVIAMO GLI UMANI!

L’uomo, si sa, è l’indiscusso sovrano della catena alimentare, l’alfa degli alfa, l’essere che, in un lasso di tempo relativamente breve dal punto di vista evolutivo, si è imposto al vertice del regno animale.

E non di certo con la forza bruta, ma contano su una straordinaria capacità di adattamento e soprattutto un’intelligenza fuori dal comune.

Be’, a dirla tutta, considerando la maniera in cui l’uomo al giorno d’oggi tratta Madre Natura, sfruttando sconsideratamente e prosciugando di risorse quel miracolo cosmico che è il pianeta Terra, ci sarebbe da porsi un paio di domande circa l’intelligenza effettiva di questa scimmia senza peli…

Se lo chiede, e spinge anche noi a farlo, il virtuoso animatore Steve Cutts nel videoclip da lui creato per Wantaways, nome d’arte del cantante Ken Seto di Melbourne, il cui sound accompagna con pertinente e briosa grinta un’allegoria amaramente ironica.

L’espediente utilizzato è semplice quanto efficace: con un mirato ribaltamento di ruoli, Cutts inverte le posizioni di animali e uomini, trasformando i primi nelle creature dominanti e i secondi nei miseri abitatori di oceani e foreste.

La trovata non è certo nuova: si pensi agli sketch comici di Seth McFarlane per i Griffin o agli horror di propaganda vegana quali The farm o Anonymous animals, per non parlare di capolavori fantadistopici come Il pianeta delle scimmie.

Ma Cutts si spinge oltre: lo stile dissacrante e ferocemente visionario dell’artista inglese, unito alla fluidità unica delle animazioni e alla dinamicità dei piani sequenza, spreme da un concept piuttosto elementare certi siparietti di geniale e puntualissima satira, senza mai farsi perdere l’occasione di mettere alla berlina questa o quella cattiva abitudine della società moderna, in modo pungente e talvolta persino sconvolgente.

Diamo così un’occhiata all’indifferenza generale con cui pachidermi, roditori, pesci e chi più ne ha più ne metta, trascorrono le giornate frenetiche nel loro universo urbano, facendo la spesa al supermercato, strombazzando coi clacson negli ingorghi, bevendo drink e gettando rifiuti ovunque a eccezione dei cestini dell’immondizia.

Allo stesso modo, osserviamo come gli esseri umani tentino pateticamente di sopravvivere alla rovinosa noncuranza della fauna imperante: c’è chi si strozza ingoiando bottiglie e pezzi di metallo, chi soccombe all’incedere delle scavatrici che annientano le selve, chi finisce nella rete dei pescatori e chi si arena sulle spiagge in morie di massa.

Humour nero della più cruda specie, come ben traspare dalla sequenza-shock in cui il corpicino di una dolce bebè acquatica resta catturato in un six-pack holder (quegli anelli di plastica che, per citare il signor Burns dei Simpson, “spazzano tutto il mare”), decretandone una morte atroce con il passare degli anni.

I tratti disneyani di questa breve scenetta non fanno che acutizzarne l’impatto violento.

Accanto a ricchi cinghiali (leggasi porci, ça va sans dire) che non si fanno scrupoli ad avvelenare l’aria e la terra pur di gonfiare i loro conti in banca, in mezzo ai soliti fanatici delle dietrologie che bollano come fake news gli avvertimenti sulla crisi climatica, solo pochi animali – in genere molto giovani – provano a risvegliare la coscienza collettiva organizzandosi in proteste e campagne di sensibilizzazione.

Tutto inutile: gli scontri con la polizia in tuta antisommossa mettono presto a tacere anche quelle coraggiose voci inneggianti al cambiamento.

Insomma, che si tratti di uomini o bestie, sembra proprio che la specie regnante sia destinata a fare spallucce davanti ai pericoli del riscaldamento globale e all’importanza della biodiversità, se non addirittura a ignorare o negare del tutto queste fantomatiche teorie da scienziatucoli abbraccia-alberi!

E alla fine, come si può immaginare, l’unico luogo in cui si potranno ancora trovare tracce del povero homo sapiens sarà il museo di storia naturale…

Mai vignetta ecologista fu così causticamente divertente e pessimisticamente disturbante al contempo. E adesso chi avrà il coraggio di riguardare Zootropolis senza pensare che questo videoclip potrebbe rappresentarne il catastrofico prequel?

WANTAWAYS. STEVE CUTTS. 2020.

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