BATUFFOLI NELLA TEMPESTA.
Alcuni ritorni fanno rumore in campo artistico, quello di Kate Bush è legato a una campagna contro gli effetti delle guerre sui bambini, condotta in prima persona con l’aiuto di uno staff di qualità molto elevata per la realizzazione di questo cortometraggio.
La canzone da cui prende il via è contenuta nel suo ultimo album, pubblicato nel 2011, Kate la cantava insieme al figlio Bertie, allora un bambino. Alcuni schizzi da lei disegnati delineano la figura del protagonista della canzone, un minuscolo toporagno caucasico di nome Snowflake.
Con l’aiuto dell’illustratore Jim Kay il simpatico roditore diventa il perfetto simbolo di una creatura indifesa di fronte alla crudeltà della guerra. Nella prima scena che segue il suo arrivo sulla Terra al termine di un viaggio interstellare, lo vediamo uscire dalla tasca della divisa di un soldato morto appoggiato al tronco di un albero bruciato.
Immagini potenti e toccanti, Snowflake che perlustra le macerie saltellando curioso come lo sarebbe uno scugnizzo tra ambienti che le bombe hanno ridotto in polvere, un drone dal muso di balena che sgancia un missile, poi l’esplosione lo investe, lo scaglia in aria, e non c’è bisogno di immagini crude, il suo dimenarsi e sparire in una nuvola di fumo per poi trovarsi adagiato su un frammento di palazzo spianato rende appieno la realtà degli “effetti collaterali” che ogni guerra si porta appresso.
Non è adatto a lui questo pianeta che nega la dolcezza e abbraccia la violenza e lo stupro, meglio tornare sulle nuvole, un viaggio a ritroso che lui, fiocco di neve, può fare, i bambini intrappolati nei tanti conflitti invece no.
C’è però quella luce bianca nella notte che attraversa i quattro minuti del video accompagnando il triste viaggio del toporagno, è flebile a volte sembra essere troppo lontana, fuori dalla nostra portata: è la speranza, let’s Hope.
KATE BUSH. KATE BUSH. 2024.