SHOT IN THE BACK OF THE HEAD / MOBY (DAVID LYNCH)

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GENIO E ROZZEZZA.

Basta essere dei geni per fare cose geniali? Basta avere uno stile, un’idea chiara e forte del mondo per far sì che tutto quello che viene creato dal genio, sia geniale? Basta essere dei geni e aspettarsi che ogni cosa che si tocca diventi oro? No, probabilmente il genio è lì che si arrovella dalla mattina alla sera e ha sofferenze che noi normali non immaginiamo nemmeno. Si sveglia, ammesso che abbia dormito, e inizia subito a logorarsi per fare l’ennesima cosa geniale. Forse il genio soffre perché deve dimostrarsi ogni volta, giustificare ogni creazione, resistere alla tentazione di adagiarvisi sopra un comodo, normale cuscino…

Dico questo perché di fronte al videoclip “Shot In The Back Of The Head”, mi sono chiesto cosa sarebbe successo se non avessi saputo che è il risultato del connubio tra un grande sperimentatore musicale e un visionario immenso dell’immagine…

Ebbene sì: Moby e nientepopodimeno che David Lynch

L’ho visto e ne sono rimasto colpito, ma poi mi sono lanciato una sfida: capire se questo video è veramente geniale o se mi sono lasciato suggestionare dai nomi che lo firmano.

Qui, la musica di Moby si fonde perfettamente con le immagini, ma non nel modo a cui siamo abituati. La traccia cede generosamente il primo piano a un’animazione grezza, cupa, pasticciata. Le immagini, ruvide e monocromatiche, a volte ingenerose con lo spettatore e danno un senso di cruda cupezza, eppure emanano una forza che è difficile ignorare. C’è una storia oscura che si dipana, una sensazione di desolante intensità che ti avvolge, ti costringe a rimanere, anche se non sai bene dove stai andando.

Quello che Lynch dimostra qui non è tanto la qualità visiva o tecnica, ma una potenza evocativa. Il genio, dopotutto, non sta forse nel perfezionismo, nelle cose fatte a modo o lisciate come il manuale vuole: forse sta nel saper riempire le immagini di significato, nel saper dare forza a un sentimento, ad una narrazione, anche quando è volutamente sfuggente. Credo sia questo: aldilà dell’estetica e della tecnica, è saper colmare con tanta forza una storia, una rappresentazione… magari qualcosa di incerto, di poco pronunciato ma potente e affascinate. Ecco il genio… va oltre qualità visiva e i suoi strumenti sono il senso, il messaggio e il sentimento.

Qui siamo coinvolti da una rappresentazione visiva più vicina alla pittura che al cinema. E questo non è un caso: Lynch si è a lungo sperimentato come pittore, abituandosi a un linguaggio meno strutturato e più soggettivo. I suoi dipinti, spesso ruvidi e primitivi, riflettono questa ricerca di un’espressione più diretta, meno mediata dalla regola. Qui, sembra portare quella stessa estetica nel mondo dell’animazione.

“Shot In The Back Of The Head” non è un videoclip tradizionale. È un esperimento artistico, un gioco che arricchisce il concetto di video musicale. Forse, proprio per questo, funziona più a livello istintivo che razionale. Non è sempre magnanimo con lo spettatore, ma è onesto. Lynch ci offre una finestra sul suo mondo interiore, un luogo in cui la cupezza e l’oscurità si mescolano con una bellezza inquietante. E allora forse sì, il genio è anche questo: non convincere tutti, ma lasciare un segno profondo che resta, anche quando l’ultima nota, l’ultimo tratto sono svaniti…

MOBY. DAVID LYNCH. 2009.

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