
IL FRUTTO PROIBITO COLPISCE ANCORA.
Estrapolato da un poliedrico mediometraggio videoclippico che racchiude tutti i brani dell’album Gimme Some, il corto diretto da Ted Malmros e Gustaf Von Arbin per conto del trio Peter Bjorn and John prende la singolare forma di un collage vivente in scala di grigi (ma non solo).
La tecnica utilizzata è quella della cutout animation, il cui grezzo fascino offre da tempi immemori un’irresistibile commistione di materica artigianalità, veracità grafica, immediatezza espressiva e surreale ultradimensionalità.
I due autori uniscono all’intrinseca rusticità del mezzo un chiaro processo di stilizzazione dei disegni, arrivando a concepire l’intero video come un bozzetto schizzato a matita. Si ottiene così un particolarissimo effetto di visionaria genuinità, messa coerentemente al servizio di una breve storia dai toni sospesi tra il fiabesco contemporaneo e il body horror grottesco.
Unici elementi fuori sincrono sono le evidenti “scorciatoie” strumentali utilizzate dai registi in alcuni frangenti: l’eccessiva fluidità di certi movimenti tradisce l’intervento di software digitali non troppo compatibili con la naturale anchilosi delle sezioni realizzate a passo uno.
In ogni caso, attraverso alcuni intelligenti espedienti visivi, qualche coloritura (nel senso letterale del termine) stilistica, transitorie intrusioni live action, l’allaccio tra primordiale semplicità e metodologia moderna viene conseguito in modo spontaneo.
Protagonista della curiosa vicenda è un ometto di mezz’età, un po’ sovrappeso e dall’aria semplice, che, a quanto pare, trascorre le giornate nell’intimità del suo monolocale, seduto a una scrivania, tagliuzzando fotografie e imbastendo collage tra una sigaretta e una sorsata di caffè. Ironico, per un personaggio effettivamente realizzato con ritagli di carta!
Dall’essenziale arredamento della stanza capiamo che apprezza Ozzy e che non disdegna le mele… O almeno è ciò che suggerisce il quadretto appeso a una parete, con il suddetto frutto in sezione.
Forse un po’ stanco si sforbiciare e incollare, o solo distratto dall’invidiabile leggiadria dei colombi in volo, il nostro si concede una pausa e osserva il mondo esterno dai vetri della sua ampia finestra. Si avverte una certa inconsapevole mestizia nel suo sguardo assente, una latente bramosia di libertà avvelenata dalla pigrizia della routine e dalla monotonia dell’isolamento. Lo vediamo scrutare come un novello James Stewart i vicini del palazzo di fronte, suoi ignari compagni di solitudine, ma anche le auto che passano quiete per la via sottostante, gli sconosciuti che passeggiano col cane al guinzaglio…
Poi ecco che un particolare attira la sua attenzione: proprio davanti alla finestra, tra i rami frondosi di un albero che cresce in strada dabbasso, spicca la suadente golosità di una bella mela tondeggiante, come se non aspettasse altro che essere colta.
Un po’ per fame, un po’ per noia, l’omino strappa il frutto e lo consuma con tranquillità. Sarà l’esposizione continua a chissà quali nocivi gas di scarico, o l’azione di un diserbante sperimentale, o l’urina tossica di qualche cagnetto malato, a ogni modo sembra proprio che non sia una scelta salutare quella di mangiare frutti maturati in un’area urbana…
E gli effetti indesiderati non tardano a manifestarsi: ingeriti i semi del fatale pomo, il nostro misero patito di découpage ha firmato la propria condanna. Misteriosamente resistente agli acidi dello stomaco, uno dei semi comincia a germogliare in tempi record, proprio all’interno di quel pingue corpo! E i due registi ce ne danno pure una radiografica e chiarissima visuale interna…
Senza sospettare nulla, l’omino si mette a letto, sperando che una dormita basti a fargli passare quei singolari fastidi gastrici. Pessima decisione: nel giro di pochi istanti un reticolo di radici arboree rimpiazza i vasi sanguigni dello sventurato, come un’infezione inarrestabile.
Svegliatosi di soprassalto tra urla dolorose, il nostro si accorge di un inatteso corpo estraneo che gli affiora dall’orecchio… nientemeno che un ramoscello!
Magari nulla di troppo grave, cerca di ripetersi: una spuntatina – o meglio, una potatina – con le sue fide forbici e passerà tutto. Macché, come nel remake cartaceo di un episodio di Happy Tree Friends, l’albero continua a crescere, a fondersi con la carne e i tessuti della sua impotente vittima, finendo per tramutarlo in un albero vero e proprio.
Una dendromorfosi ovidiana in salsa moderna, che l’ovattato e stuzzicante sound upbeat della band svedese rende ancora più beffarda e perfidamente fumettistica.
In ogni caso, considerata la ben poco esaltante routine del nostro amico, questa trasformazione “vegetale” pare più una conseguenza logica che non un bislacco contrappasso alla Dante Alighieri.
Si può solo immaginare la sorpresa della donna delle pulizie, appena varcata la soglia del monolocale: chi mai si aspetterebbe un melo perfettamente formato che cresce spontaneamente sul pavimento?
Contro ogni umano buonsenso, la signora raccoglie una mela e la addenta senza troppi complimenti… Si spera almeno che questa volta abbia l’accortezza di buttare il torsolo!
PETER BJORN AND JOHN. TED MALMROS & GUSTAF VON ARBIN. 2012.