DENTRO LA TRAPPOLA DEL QUOTIDIANO.
È la realtà che è toppo stretta o invece è che noi siamo troppo ingombranti?
Il video No Reason (feat. Nick Murphy) composto dall’artista Bonobo, mostra una casa, una stanza che con uno stratagemma narrativo si rimpicciolisce attorno ad un ragazzo che inevitabilmente si trova sempre più sacrificato nelle sue azioni e nella sua libertà espressiva. Anche se dobbiamo ammettere che il tipo di ragazzo raccontato, uno come troppi oggi, non è proprio espressivo. Uno di quegli impauriti bambinoni dall’adolescenza protratta oltre il tempo dovuto, dedito ad un tempo libero fatto di piccolezze e sfilaccicarsi di minuti, ore e giornate. Di quelli che sentono sconfitta e debolezza. Di quelli che tentare ormai è uno sforzo inutile e che continuano così, pacifici, senza sapere che tutto potrebbe cedere da un momento all’altro. Quel fenomeno che è un misto di depressione e fuga dal mondo, fatto di abbandoni di rapporti sociali, di perdita di lavoro, chiusura di scambi, d’amicizie e d’amori. Un mondo che ti fa vivere la vita attraverso la rete e poco più. Una vita asettica con poche necessità e quasi niente slanci. Un mondo piccolo piccolo.
Il ragazzo, la stanza, il tempo, lo spazio, vengono raccontati in una molteplicità di sfaccettature e ripetizioni. La persona e il suo spazio vengono moltiplicati in sequenze consecutive per farci assistere alle trasformazioni, come uno svelamento delle vere misure, in una metafora di soffocamento e prigionia.
Mentre la voce che canta scandisce parole come “Looking like soldiers waiting to drown – And I’m not around no more – And looking at people that don’t make a sound” ci prende un senso di stupito sconforto. Una leggera claustrofobia che fa pensare a noi, alle nostre piccole case, alle nostre grandi prigionie. Siamo muti anche se vomitiamo milioni di parole per giustificare la nostra presenza, le nostre scelte, il nostro significato.
Nel video come forse nelle nostre stanzette, il quotidiano opprimente si restringe attorno all’individuo che si trova sempre più sacrificato, impossibilitato a reagire e a ribellarsi all’oppressione perché in parte autoinflitta. I suoi spazi diventano sempre più piccoli e soffocanti fino a ritrovarsi nell’immobilismo del suo gigantismo. Siamo oramai troppo grandi per continuare a stare qui…
Fai di tutto e ti muovi indaffarato organizzando, costruendo e lottando duramente per affermare la tua grande libertà che se poi riuscissi a vederla da fuori, forse vedresti niente più di una sottomissione alle piccole, consuete cose: la trappola del quotidiano.
PS: particolare inquietante: Il video acquisisce un valore a noi molto vicino e che ci fa entrare in risonanza col personaggio per via del volto coperto da una mascherina, come di questi tempi siamo abituati a pensarci e vederci. Profetico o sintomatico, quello che è diventato per noi, simbolo di reclusione e paura diffusa, chissà che accezione ha avuto per il creatore del video alla data della sua pubblicazione: gennaio 2017
Bonobo. Oscar Hudson. 2017.
Se vi interessa il backstage ecco cosa accade dietro la macchina da presa.