TU VEDI DIFFERENZE TRA VIDEOCLIP E VIDEOARTE?
Quello che state per vedere è un’opera d’arte. Non nel senso che si tratta di un capolavoro, una vetta dell’ingegno o un oggetto che di uguali non ne avete mai visto. No, sto parlando di un video che prima d’essere qui è stato considerato un’opera da collezionare, un oggetto da studiare e un esemplare da mettere in mostra. Insomma, un’opera di video arte, non un videoclip che promuove e correda una produzione musicale.
Che c’è? Vi state già chiedendo se c’è differenza?
Beh, io suppongo che le video installazioni di Bill Viola, di Pipilotti Rist e prima di loro quelle di Nam June Paik o di Andy Wharol siano solo alcune delle infinite varietà di questa forma espressiva così conturbante per storici dell’arte. Sono espressione di alcune varianti di cui tanto parlano i filosofi che si occupano di video e di immagini in generale, ma non esauriscono le infinite altre possibilità.
Per me, non c’è alcuna differenza tra l’uno e l’altro…, anzi nel momento in cui l’artista riesce a trasmettere emozioni e atmosfere, che si tratti di un lavoro da galleria o di un videoclip è la stessa identica cosa. Tra l’altro, è bene ricordare che le tecniche di sperimentazione di Chris Cunningham lo catalogano come rappresentante della video arte semplicemente perché lui si è presentato per prima in galleria, ma da subito i suoi lavori si distinguono da molti altri nell’uso delle immagini e delle tecniche usate.
All’epoca questi erano gli esemplari migliori che rendevano l’idea di cosa si potesse fare con un po’ confidenza col computer. Siamo all’inizio del nuovo millennio baby! E il divertimento era quello di creare un rapporto tra movimento e immagine, meglio se sincronizzato con la musica e Chris Cunningham si giocherà questa carta rimanendo sempre sui due binari. Non a caso, proprio questo videoclip ha fatto parte di un’installazione cinematografica in 3 pezzi presentata alla Biennale di Venezia, del 2001.
Che cosa mostra? Beh, praticamente niente! Il batterista Monkey è dotato di una testa di scimmia con telaio in metallo e 8 arti umani che suonano freneticamente su una traccia di Aphex Twin inquietante e stranissima di cui però non vi parlerò. Focalizzandomi sull’aspetto visivo di questo video, realizzato con le parti del corpo di Sigtryggur Baldursson, fondatore del gruppo rock islandese The Sugarcubes, a tutti verrà in mente David Lynch, ma la cosa ancora più straniante è – come dicevo – che questo video non racconti nulla. Non dice niente altro di quel che vedi e non mostra molto. Tuttavia, è proprio in questo suo essere statico, eccentrico e perfino disinteressato, che risulta spiazzante e ineffabile. Invalutabile si direbbe e comunque attraente.
Senz’altro molto diverso, rispetto agli esperimenti che Chris Cunningham realizza nei videoclip musicali famosi e straconosciuti come quello per Bjork – All is full all love, (1999), nel quale si racconta la coppia di robot femmine che sperimentano la loro sessualità. Forse è utile ricordare che il videoclip di Bjork, oggi viene presentato come installazione permanente al MOMA di New York ed è considerato uno standard dell’animazione computerizzata. Chris è molto prolifico e infatti, è suo il suggestivo videoclip per Madonna (Frozen 1998) e quello totalmente subacqueo per un gruppo musicale che adoro come i Portishead (Only You, 1997).
In ogni suo lavoro trovi la stessa sperimentazione e anche le atmosfere sempre surreali e stranianti, costituite da immagini assimilabili agli effetti sonori tipici della musica elettronica. Non sarà un caso se per entrambi gli artisti inglesi, il musicista e il regista è stata inventata la dicitura Intelligent Dance Music, insomma musica da e per intelligenti! Nelle interviste fatte a Crhris si evince con chiarezza solo una cosa: Aphex Twin, gli calza a pennello!
Aphex Twin. Chris Cunningham. 2001.
Questo è il
Qui trovate il secondo della triade esposta a Venezia, (il terzo – come dicevo – era l’arcinoto video per Bjork)
