VIOLENZA ED ESPRESSIONISMO
Il corpo è il luogo della fortuna e del conflitto.
Della fortuna, perché come ho sempre detto e pensato, esistere è meglio di non esistere perché non esistere non ti fa quantomeno lamentare di esistere e il dolore è un’esperienza comunque importante e rilevante che dà senso all’esserci, al pari della sopravvalutata felicità, della sopravvalutata ricchezza o il benessere in genere.
Il corpo è il luogo del conflitto.
Conosce te stesso e poi?
Poi son botte.
Il corpo viene a caso. L’identità no, me la scelgo. Me la formo. La costruisco con fatica e spavento. Mediando ciò che vogliono da me e ciò che posso con me.
Quel giorno c’era un piccolo punto nero e io ho girato a destra invece che a sinistra e per questo son venuto così, quando tutto mi spingeva ad essere in altro modo.
Vedersi, conoscersi, non è detto che ripaghi. Questo video pare dire: io sono un mostro e sono una fata.
Sono un angelo, un uomo, una donna, un corpo e un spirito.
Sono sensuale, prendimi.
Sono la morte, fuggimi.
Sembra dire: io sono sconnesso, dissociato dalla mia esistenza.
Io voglio il bene, voglio soffrire ferite di un bisturi o un rossetto, di un cambiamento, di un tradimento di quel che il destino aveva messo in serbo per me.
Io voglio fortemente e a tutti i costi essere me stesso e ora forse me stessa e per farlo, per esserlo veramente, devo rinunciare a me e tradirmi. Per essere me stesso devo tradire tutte le aspettative che il me stesso era e che, lo giuro, da ora in poi non sarò più.
Essere liberi non coincide con essere felici ma almeno quando si è liberi, finalmente, si è ciò che ci spetta di essere e niente più.
Il video, attraverso una specie di cubismo fotografico, un espressionismo violento di deformazioni brute e delicatezza ideale, ci mostra l’estremo, il dolore e il piacere del corpo. Sensualità e deformità. Un effetto affascinante e riprovevole all’unisono.
Arca. Carlos Sáez. 2020.
