WALKABOUT / THE SUGARCUBES (PEDRO ROMHANYI)

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Dell’immagine qui sopra ignoro totalmente la sua provenienza e non ne trovo traccia su internet. Se il suo uso da parte mia venga considerato improprio, mi scuso e chiedo di segnalarmelo per poter apportare le giuste modifiche alla didascalia o la rimozione se richiesto.

QUANTO POSSONO ESSERE DIVERTENTI LE ZOLLETTE DI ZUCCHERO

Un’altra volta un video antico, ripescato dalla memoria di un periodo dove nei video clip cercavo quell’insieme di godimento e sperimentazione. Uno spruzzo di irriverenza e qualcosa di nuovo, più intimo, meno patinato e recitato.

Questo è un video pensato come un meking of. Si vedono set che si preparano, strumentazioni che arrivano, vengono montate, disposte, spostate nuovamente. Macchinisti ed elettricisti che preparano, pensano, progettano. Assistenti alla fotografia che ragionano. Interpreti che decidono il lato migliore, il costume migliore. Sequenze appiccicate lì come per prova, come per vedere se ci stanno bene e poi sostituirle con altre.

Walkabout è un video storico (leggi vecchio – 1992) dei The Sugarcubes, quando ancora Bjork non era Bjork, ma un po’ già lo era e le premesse erano ben evidenti e decisamente formate. È un video simpatico e fresco, con un ritmo divertente e una modalità scanzonata. Gli Sugarcubes nella loro carriera hanno affrontato giochi e invenzioni un po’ sguaiate e dissacranti. I loro video fatti di bambole e costumi improvvisati, del loro anti eroismo e dell’antiretorica tra l’adolescenziale e accenni di grunge sono invenzioni di piccoli teatrini, di giochi in stanza dei bambini.

Questo è un video dove le strumentazioni sono molte, il taglio cinematografico e scenografico è quello di un video serio. Piante, macchinerie, effetti e ambienti creano quei climax giusti per un racconto. Ma poi ci infilano una danzatrice del ventre, un vitello in una stanza, un gigante nero e muscoloso, una foresta equatoriale e il paradiso e qualsiasi narrazione si smarrisce in favore di un allegro caos. L’ambiente preparato per le riprese, è sicuramente frutto di progetti e storyboard, ma poi alla fine sprecati di proposito, usati, mostrati in maniera sfuggente, di una bassa professionalità recitata. Anche qui piccoli teatrini e invenzioni in pieno stile Sugarcubes.

A distanza di anni mi porto dentro di questo video, un’immagine che si è impressa nella mia memoria e nella mia immaginazione in modo forte e radicato. È un’immagine di pochi secondi, niente di che. Ogni tanto riemerge tra le mie visioni e mi ispira nelle mie creazioni. Ad un certo punto del video, così en passant, tra le varie invenzioni fugaci e quasi mai sfruttate fino in fondo, tutte messe lì di passaggio come una battuta di spirito lanciata senza importanza, c’è un uomo, il percussionista del gruppo, che suona un tamburo, ma questo tamburo lo sta indossando come un tutù, come una gonna ampia e rigida. Un uomo al centro di un grosso tamburo che sta suonando, che lo indossa pure. Immagine per me gustosa e interessante alla Lewis Carroll, messa lì per un istante, per uno scherzo, per il gusto di giocare sfiorando il genio per poi disperdersi nello sfilacciarsi del tempo…

The Sugarcubes. Pedro Romhanyi. 1992.

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Vincenza
Ospite
Vincenza
3 anni fa

Mah! Che dire?!.. simile a tanti (troppi) videoclip per lanciare brani musicali piuttosto insulsi. Sorry, ma non lo trovo eccezionale!

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