UN FRAGILE FEELING.
In solitudine nell’immensa foresta, una “figura approssimativamente femminile” ormai ridotta allo stato selvaggio, si aggira in preda allo sconforto e alla ricerca di una ragione per continuare a vivere.
All’improvviso, quasi per gioco, l’idea di plasmare una figura “amica” utilizzando tutto ciò che ha attorno, foglie, fango, corteccie e ramoscelli, che, una volta terminata avrà l’aspetto e le fattezze
di un “compagno” di cui prendersi cura, magari un po’ inquietante ma allo stesso tempo tenero, che sembra richiedere non solo attenzioni, anche qualcosa di più.
Inizia così una sorta di routine affettiva di sopravvivenza, alimentata dal contatto e dal calore umano, dall’intimità del dormire accanto e di sfiorarsi, fintanto che, quasi per osmosi, questa nuova creatura si animerà protendendosi in un gesto di corrispondenza, che però sarà frainteso e susciterà incredulità e angoscia nella donna, che si darà alla fuga, cercando di scomparire mimetizzandosi tra piante e cortecce della vegetazione. Ma questa progressiva metamorfosi “boschiva”, la renderà (senza volerlo?) molto simile e affine a quella stessa creatura a cui voleva sfuggire, scorgendo anzi in essa uno slancio emotivo dal quale non potrà che corrispondere e che si risolverà in un intenso, troppo breve, scambio di effusioni.
METRONOMY. DAREN RABINOVITCH. 2014.
