IL SISTEMA DELL’INTOLLERANZA.
Un gruppo di poliziotti d’assalto, si inoltra con cautela tra le strade di un quartiere periferico e irrompe poco dopo con sommaria brutalità negli appartamenti, devastando cose e persone, alla ricerca di alcuni individui da catturare, secondo gli ordini.
La rapidità e la ferocia del raid non dà nemmeno il tempo di chiedersi cosa accada e perché; mentre gli assalitori da terra e i cecchini dall’alto delle terrazze, dopo aver annientato la resistenza, trascineranno a forza alcuni prigionieri, caricandoli poi sui blindati per trasportarli chissà dove, tra il nulla di una zona desertica dove saranno “lasciati liberi” come prede di un crudele tiro al bersaglio, una caccia spietata tra sparatorie e mine.
Una rappresentazione “documentaristica” resa volutamente sporca e frammentata, come un reportage di guerra, che ci mette di fronte a scenari crudi ed emotivamente quasi insopportabili, dove ogni tanto, tra i rumori e le grida, si insinua il segno aggressivo di M.I.A. con un ritornello insistente su un tappeto ruvido di matrice synth punk.
La rappresaglia e il massacro qui ha una connotazione di stampo americano (basti notare le mostrine sui gruppi d’assalto) ma, potremmo essere in qualsiasi altra regione tormentata del pianeta dove il potere coincide con la forza delle armi, senza alcuna considerazione umanitaria.
Riguardo al target dei soggetti presi di mira, va bene, si può trattare di un caso in cui emerge una forte metafora, ma non tanto lontano dalle atrocità (almeno di quelle di cui abbiamo notizie) del passato e del presente.
Metafora per metafora, quali potrebbero essere le minoranze su cui accanirsi in futuro? Chi ha gli occhi blu? Chi ha le orecchie a sventola? Chi ha i piedi piatti?
N.B. Un video molto crudo, guardate con cautela o se non ve la sentite, passate oltre.
P.S. Videoclip “sottoposto a censura” sia su youtube che Vimeo, è necessario accedere anche con l’account Google (e dimostrare di essere maggiorenni).
M.I.A. ROMAIN GAVRAS. 2010.