NOVE STANZE.
Su uno sfondo nero si animano timidamente una alla volta, alcune cornici quadrate che raffigurano stanze vuote quasi tutte uguali, tranne tenui differenze di colore e di tappezzeria. In totale i riquadri del mosaico immaginario sono 9, attivati e disattivati con uno switch (come fossero light box) e trascinati in blocchi, in senso verticale o orizzontale in modo tale da conferire dinamicità all’insieme.
Il canto di Satomi Matsuzaki e il ritmo spezzato dei riff, trovano giusta corrispondenza con la levità e la giocosità di quest’opera all’apparenza minimale, di Jonathan H., strutturata con una singolare sensibilità nei colori e nel sincronismo delle luci, che danno vita ai singoli “modellini” arredati in modo del tutto inusuale (con in più un leggero tocco di ironia nel sovvertire le proporzioni tra ambiente e oggetti) e che fanno pensare a un ibrido tra installazione artistica
con riferimenti magrittiani (l’onnipresente mela verde e la bombetta appesa all’attaccapanni in un angolo) e la videoart.
DEERHOOF. JONATHAN H. 2012.