INCERTA E CURIOSA LA VIA DOPO IL PUB.
Serata un po’ alticcia da pub. Sono le 3,30 del mattino, quando un ragazzo che sembra uscito dagli anni ’50, con tanto di giubbotto in pelle e ciuffo impomatato alla Teddy Boy,
comincia ad avere le prime avvisaglie di una realtà circostante vagamente aumentata, ma sembra non farci caso.
L’orologio alla parete e le sue lancette impazzite fanno facce buffe, lo specchio del bagno riflette e distorce il viso in una dimensione lynchiana e, dopo altri giri di shot, una volta fuori dal locale, tra scambi di sms con una lei apprensiva e incazzata, il nostro barcollante personaggio, nell’intento di ritornare a casa è costretto a subire percezioni erotiche (magari pertinenti all’ora tarda e al vuoto della città) ma esageratamente reiterate per poter avere un senso. Flash di ammiccamenti, approcci omo, coppie e coiti improvvisati nei vicoli, fellatio in taxi come camminando sul set di un film porno e per giunta, si insinua una atmosfera minacciosa e sinistra, il tutto ottimamente giustapposto, con sottile ironia dal regista Nabil.
La passeggiata-calvario è durata più di qualche ora, fino quasi all’alba e, come l’alta gradazione alcolica insegna, è facile poi citofonare alla casa sbagliata, nel quartiere sbagliato, svegliando la gente sbagliata.
ARCTIC MONKEYS. NABIL. 2013.