DEAD BOYS / SAM FENDER (VINCENT HAYCOCK)

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NOI GIOVANI CHE STIAMO COSÌ MALE…

Fai l’uomo. Non fare la femminuccia. Smetti di lamentarti. Datti una mossa. Cresci. Le lacrime sono per i perdenti. Io alla tua età avevo già lavoro e figli. Non compiccerai mai niente di buono. Sei un debole. Trovati un lavoro. Devi essere il migliore. Non sprecare la tua vita… tanto per iniziare.

Nel video Dead Boys vediamo belle facce. Bei corpi. Vite giovani e forti. Giovani uomini con tanto futuro davanti, ma c’è qualcosa che non va. C’è questo muro, questo fiato che manca, questo nodo in gola. Questo è lo sguardo di Vincent Haycock in questo video. Troppi sono quelli che non ce la fanno. Quelli che rinunciano. Quelli che in un modo o nell’altro, dichiaratamente o a poco a poco la fanno finita.

Dead Boys è una canzone che parla dei troppi giovani maschi delle periferie della vita di tutto il mondo che rinunciano e si suicidano. Il video che ne esce fuori è un racconto bello e delicato. Immagini di giovani destini in preda a rabbia, abbandono, sconforto, prove di resistenza e di dolore. Il video restituisce in modo estetico ed elegante il disagio dell’essere un giovane oggi. Un giovane uomo schiacciato dalle bramosie del mondo, dalle richieste di performance e abilità personali sempre più spinte all’estremo. Schiacciati dal dover essere sempre al top perché se perdi è tutto finito. Il video mostra senza piagnistei il diritto delle identità più delicate, quelle più fragili, quei così detti deboli ai quali non è permesso partecipare alla gara perché pare che il mondo sia di quelli tutti di un pezzo, dei compiuti, dei forti e vincenti, che poi sarebbero (mio parere personale) gli sciocchi e gli omologati.

Il video ha un montaggio serrato, veloce ed evocativo. Corpi stesi, ambienti soffocanti, azioni estreme. Ritratti di compleanni in solitudine o in abbandono totale. Facce piene di dolore e poi rabbia: rabbia urlata che sfoga ma non ripara. Ad intensificare questo sentimento, il video viene arricchirlo con alcune immagini astratte per riflettere meglio la pressione delle persone, per evocare in modo simbolico il loro sentirsi appesi, isolati.

Un video che rimanda tutto il dolore che i giovani possano provare ma non gli viene nemmeno concesso…

Nella mia lettura del video però c’è una sorta di dichiarazione positiva. Questa è l’interpretazione che vi propongo: l’ultima inquadratura, allo sfumare delle note finali del brano, con l’avanzare lento della telecamera mostra un gruppo di giovani normali, nessun eroe, nessun vincente, delicati e fragili come presentati per tutto il video. Sono fermi e in posa come le sculture di loro stessi e stanno nel bel mezzo di una sala di un museo. I quadri alle pareti mostrano uomini in armatura, grandi condottieri e guerrieri. Pare dire: noi giovani così fragili e sofferenti, siamo i veri combattenti.

SAM FENDER. VINCENT HAYCOCK. 2018

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