GHOSST(S) / LORN (CRCR)

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LE FACCE DELLA MORTE.

Il collettivo di animatori francesi CRCR deve essersi divertito un mondo a dare forma a questo piccolo trip bidimensionale giocato su due colori (o non-colori, trattandosi di un nettissimo duetto fra bianco e nero).

Mentre le sonorità oltremodo dark di Lorn (alias Marcos Ortega) sembrano materializzare un ideale tappeto acustico per qualche strano rituale esoterico, fra violoncelli spettrali e voci distorte che potrebbero emanare da piani esistenziali lovecraftiani, la tavoletta grafica degli artisti sprigiona un sogno metamorfico che ipnotizza di fotogramma in fotogramma.

Un volto umano dallo sguardo perso e turbato galleggia nel buio infinito dello schermo; sanguina gradualmente e la sua pelle marcisce, si lacera fino alle ossa, lasciando un bianco teschio ghignante.
Teschio che si fa animale, prima di tramutarsi in un agglomerato di vasi sanguigni che danzano nell’oscurità imperitura.
Fiamme incorporee, che tuttavia delineano quel viso ormai dissolto. Ma come in un eterno ritorno, i suoi tratti somatici si ricompongono, e la misteriosa faccia riprende a fluttuare nel nulla. O meglio, a roteare, come un pianeta dimenticato dal resto dell’universo, rivelando un secondo volto. Un giro, due giri, tre…
Vermi e serpi si contorcono in composizioni encefaliche, bulbi oculari si dimenano modellando scheletri, larve e mosche. Belzebù esala i suoi fetidi aliti, mentre mani senza braccia penetrano in se stesse e si deformano in grida dannate.

E poi la fine. Rumore bianco. Lo schermo passa allo statico. Ma si intravede una sagoma fra la sfarfallante neve elettronica, un’entità pareidolica che osserva in silenzio. I fantasmi del film White noise – Non ascoltate. Il Grande Fratello, che ti guarda sempre e comunque. In fondo l’ombra di quegli imponenti baffoni reca un retrogusto bizzarramente dispotico… o distopico…

E va bene, il montatore ha pure aggiunto un paio di filtri in post-produzione, quasi a voler suggerire l’idea che il video in questione sia stato rippato da una misteriosa VHS rinvenuta nell’attico di una lugubre villa di campagna.
O magari che faccia davvero parte di un tape sequestrato durante un raid della polizia nel covo di una setta omicida para-mansoniana.
Chissà, forse una scena tagliata dal montaggio finale dell’Opera mortem di David Fleas.

Ma siamo onesti: quelle outline precise e definite, quel tratto impeccabile, quella simmetria perfetta e quella fluidità nei movimenti non ingannano nessuno. Non saranno certo un paio di sovrimpressioni finto-analogiche a distogliere l’attenzione dalla professionalità dei disegni!

E se anche l’inquietudine non attecchisce, la mente aperta alla beltà del cupo ha di che dilettarsi.

LORN. CRCR. 2012.

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