FILM + ALBERGO + ASSURDITÀ
È una mia deformazione personale, ma quando un video o un film inizia con una camera a spalla che attraversa un lungo corridoio di un albergo, non posso fare a meno di pensare all’inizio di “The Wall” dei Pink Floyd. Poi se dici, – film + albergo + assurdità – come non pensare a “Shining” con le sue fantastiche gemelline?
Il video Karmacoma, mi sa proprio che inizia con questi espliciti richiami.
E non vogliamo citare la chiamata dichiarata alle atmosfere alla “Pulp Fiction”? E “Le Iene”? Mi pare di trovarci anche l’eco di un “Barton Fink”, la sua macchina da scrivere e la sua stanza di albergo ad Hollywood rubati ai fratelli Coen.
Karmacoma è un piccolo film, è un contenitore di variegate storie che emergono dal privato. Dall’intimo di stanze socchiuse dentro le quali sbirciare. Voci, dialoghi e rumori si aggiungono alla musica invertendo così l’ordine dal video per la musica a musica che diventa colonna sonora.
Il video rimanda l’immagine oscura e cupa del gruppo che come deus ex machina sembra aver creato quel mondo torvo e perverso.
Abbiamo capito, il nostro occhio percorre il lungo corridoio di un albergo lussuoso. Obbligandoci al voyeurismo le porte si schiudono su rapporti sadomaso di insospettati gentleman, narcisisti feticisti che si spalmano segni scuri sul corpo, donne in fuga con figlio a seguito e qualcuno che gioca al torturatore con la propria figura rimpicciolita
È sicuramente il dopo di una sparatoria, forse un colpo in banca o un regolamento di conti tra gangster. La banda si chiude in una stanza, la numero 52 e subito dopo un uomo armato in visibile stato confusionale cerca la porta giusta, passandone una ad una.
Un intreccio complicato di storie, di citazioni, di tableau vivant che creano un’atmosfera cupa e cruda, quella della quale, da allora in poi (si parla del 1994), potrà beneficiare la band dei Massive Attack, rafforzando ancor di più l’immagine del gruppo come nuovi nichilisti spietati, artisti al di sopra delle mode e del bello.
Massive Attack. Jonathan Glazer. 1994.