ATTACCO ALLO STRAPOTERE.
Nascosti nelle profondità delle falde acquifere metropolitane, alcuni inquietanti nuclei dalle membrane trasparenti, sprigionano minuscoli organismi flaccidi e viscidi, che spinti da una forza oscura si insinuano, aggrovigliandosi in fitte spirali, tra i condotti di cablatura della rete, per poi prendere possesso di modem, computer e ogni tipo di dispositivo elettronico per destabilizzare, controllare e distorcere le informazioni.
Il regista e 3D-designer Cousins, dà corpo al concetto metaforico di virus o minaccia della comunicazione, grazie a un video diviso in cinque capitoli, seguendo le varie fasi di attacco dal basso, in cui si fonde sci-fi e cyber spazio, organizzando una serie di interventi grafici sulla base della parola “tentacles” ripetuta in loop, deformata e segmentata, che si irrobustisce via via col pulsare drum&bass dei Noisia e in cui il senso dell’ineluttabile pericolo è rappresentato dalla mutazione genetica di stampo cronenberghiano di creature simili a polpi che si nutrono voracemente del flusso di dati e codici sparsi nell’etere, fino ad aumentare a dismisura celati nella penombra tra le pareti o sospesi coi loro tentacoli sempre più lunghi e invadenti, al groviglio dei cavi e dei relè.
Un soggetto dai contorni sinistri, ma per nulla futuristico, se si pensa al modus operandi di gruppi di hacker, o a una deriva biologica dell’intelligenza artificiale che alla fine prende il sopravvento e che potrebbe ottenere un effetto crash di qualsiasi sistema informatico, compreso quello stesso di chi crede di dominarlo.
NOISIA. CHRIS COUSINS. 2017.