RIVERBERI E RIFLESSIONI.
In viaggio a bordo di un’aggressiva Corvette nera pilotata da James Blake, che il regista Brown “segue” dentro e fuori l’abitacolo, in un elegante e psichedelico sfrecciare tra autostrade buie, interminabili tunnel e repentini cambi di situazione.
La camera fissa, strategicamente posizionata, punta in modo asimmetrico, nei dettagli e nell’insieme, i riflessi che accarezzano o rimbalzano sull’auto nera, bagliori improvvisi assumono forme innaturali, come schegge di luce impazzite, si confondono tra soggetto e ambiente, colorando un’ideale tela ipercinetica su cui viene sparato in progress un ammasso multiforme di luci e riflessi, così perfetti nella astratta consequenzialità che sembrano essere il risultato di una iper realtà aumentata, dai rimandi ludico visionari post Tron su tutti.
Montaggio frenetico e tappeto di synth enfatizzano ancora di più lo stato ansiogeno che costantemente ci pervade, nel poter individuare qualcosa di stabile e rassicurante, tra le migliaia di immagini multicolore che in modo composito e fluido si infrangono e si sovrappongono caleidoscopicamente nell’ambiente notturno, sulla lucida carrozzeria, sul parabrezza umido e sullo stesso viso di James Blake, che qui, con la sua melodia straniante e la voce ostacolata da infiniti glitch, tagli, sovraincisioni e distorsioni rappresenta il perfetto riverbero vocale del crepitio percettivo della clip e non semplicemente una distonica sovrapposizione sonora.
JAMES BLAKE. ALEXANDER BROWN. 2018.