EKKI MÚKK / SIGUR RÓS (NICK ABRAHAMS)

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LA POESIA DEI GASTEROPODI.

Suonerà buffo, ma una delle prime considerazioni che si possono trarre dall’intenso video di Nick Abrahams è che ci sia qualcosa di inaspettatamente e intrinsecamente poetico nelle chiocciole.

Sì, proprio le “lumache con il guscio” che, a pensarci bene, sembrano un po’ meno disgustose delle parenti sconchigliate solo perché si possono acchiappare senza avere contatti diretti col loro muco.

A ogni modo, se si mettono da parte i pregiudizi da schizzinosi e non si ha un orto di casa cui badare, bisogna ammettere che la delicatezza e la fragilità di queste bestiole, che non conoscono la fretta ed escono allo scoperto solo dopo i temporali, conservano una misteriosa musicalità, dolce, forse un po’ malinconica.

Dopotutto già in Microcosmos i documentaristi Claude Nuridsany e Marie Pérennou erano riusciti a incantare il pubblico riprendendo il rituale di corteggiamento fra due di questi animaletti, col supporto di un bel canto lirico in sottofondo.

Perché mai, dunque, il cineasta britannico non avrebbe dovuto usare una chiocciola per accompagnare gli affascinanti suoni ambient-rock dei Sigur Rós?

Parte di un progetto artistico che vedeva coinvolti dodici filmmaker e altrettanti brani del gruppo islandese, il qui presente videoclip (numero dieci della collezione) si serve della canzone di riferimento come mera traccia emozionale, slegandola dal proprio contesto narrativo.

Su un fitto campo erboso, coperto dai toni cinerei di un cielo di mezza stagione, un uomo erra senza meta, perso nel verde tenue della vegetazione, dimentico della strada maestra.
Confuso e trasognato, come un alieno precipitato sulla Terra dopo essere fuggito dal suo oppressivo pianeta: la cravatta che porta attorno al collo pare l’ultima traccia rimasta della sua vita precedente.

Nella mesta incertezza del suo lento incedere, incappa per caso in un piccolo abitatore di quello strano mondo silenzioso: una chiocciola che vaga solitaria, in qualche maniera così simile a lui.

Dopo essersi posato la bestiola su una spalla, l’uomo parla con lei, la interroga, le chiede di aiutarlo a capire, a trovare una via di uscita da quello strano labirinto agreste.

E lei risponde, accetta di fargli da guida. Lei sta andando a “casa”, ed è lì che lo porterà.

Come un novello Dante, il nostro anonimo smarrito si lascia condurre adagio dal suo bizzarro Virgilio attraverso le bellezze della campagna inglese, indagando la natura che lo circonda, e contemplando se stesso passo dopo passo. Le ombre del passato, i timori del presente, le apprensioni del futuro.

Ma la famosa selva oscura non tarda a sbarrargli la strada: una tetra macchia boscosa, covo di ancestrali inquietudini e di criptici richiami. E se il poeta fiorentino veniva intimidito da una lupa, l’uomo in cravatta si imbatte in una volpe ferita: essa gli ringhia contro, senza muovere un muscolo, scrutandolo con rabbioso sospetto.

L’altro si ritrova bloccato a sua volta, incapace di reagire. Cosa può fare, arenato in quel posto terribile, costretto ad affrontare la forma concreta delle stesse angosce che lo hanno allontanato dalla diritta via?

Ma la chiocciola, con materna devozione, lo invita a non aver paura.

La volpe uggiola, sofferente. A un esame più attento, non sembra tanto minacciosa, in fondo.

Sii coraggioso, piccolo, sii coraggioso,” dice la chiocciola. Difficile capire a chi si stia riferendo, se alla volpe morente o al pavido viandante. Quasi fossero le due travagliate facce della stessa medaglia. Ed è in quel momento che l’uomo prende una decisione: raccoglie dal suolo il povero animale e lo riporta al placido splendore dei prati, una tomba assai più dolce rispetto a quella cupa prigione silvestre.

Stremati entrambi, uomo e volpe si stendono al riparo di un albero e si addormentano. La volpe spira tranquillamente, e comincia a decomporsi. Con lei se ne vanno le ansie del suo benefattore. L’idillio della liberazione assume dunque le macabre sembianze della putrescenza e della morte. Solo da un processo di dolorosa distruzione può sbocciare una nuova fase dell’esistenza, che sia un germoglio nella terra o una diversa prospettiva di vita.

Mentre il viandante dorme, al calare della sera, la chiocciola capisce che è giunta per lei l’ora di andare, e si allontana in silenzio: quando si sveglierà, l’uomo sarà pronto per continuare il tragitto da solo. “Guardati attorno, troverai la tua strada di casa”.

Là dove lo attendono l’amore, l’affetto e la comprensione. O anche solo la meraviglia di una notte stellata.

E adesso chi ha ancora voglia di escargots?

SIGUR RÓS. NICK ABRAHAMS. 2012.

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