FANTOMATICO DESTRO.
Sarà l’influsso della luna piena?
Elijah Wood non riesce a prendere sonno nonostante l’impasticcamento, com’è palese dalla quantità di flaconi sparsi nella sua camera, perché avverte strane sensazioni intorno a sè, ma soprattutto a ciò che è rimasto del suo braccio destro, un moncherino che sembra reclamare nuova vitalità, per riportare le cose a prima del trauma.
Nella stanza, illuminata solo dal bagliore della tv disconnessa, uno strano fenomeno comincia a far vibrare ogni oggetto presente, monete che fluttuano in aria, libri, giocattoli, cavetti di ogni tipo, palle da baseball, audiocassette e altro, cominciano a volteggiare attirati dal corpo del ragazzo che osserva sbalordito, aggrovigliandosi in modo scientificamente organizzato attorno al fantasma del suo braccio, come a ricreare una protesi biomeccanica perfettamente funzionante e un gesto istintivo conferma la perfetta resa tattile del nuovo arto, quando afferra un bicchiere e lo lancia contro la parete.
Da quel momento in poi, lo stato di allucinazione stravolge qualsiasi riferimento alla realtà, in cui la dimensione biologica subentra a quella meccanica e il corpo di Elija è immerso in una atmosfera fluida e ultracolorata, circondato da macchie acquerellate, filamenti che ricordano i collegamenti neuronali coi propri vasi sanguigni che ricostituiscono la perduta integrità con un senso di appagamento e di conforto, smentita poi dal crudo ritorno al presente.
In questo video oscuro e suggestivo, l’artista di Los Angeles ha cercato di sintetizzare diversi ambiti, la cultura cyberpunk (le protesi meccaniche), le neuroscienze (la problematica dell’arto fantasma) e gli effetti dell’eccessivo uso di stupefacenti con conseguente accesso a un
mondo allucinatorio e perdita del senso del reale, attraverso un affascinante mix di tecniche e stili, dall’animazione fotorealistica a quella più artigianale della parte psichedelica, usando insospettabilmente prodotti di uso quotidiano presenti nelle dispense di casa.
La luna piena non c’entra.
FLYING LOTUS. DAVID LEWANDOWSKI. 2012.