趟 / LI YUCHUN (MARCO PRESTINI)

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VENERAZIONE E FALSITÀ.

“Believing in false dieties is like believing in nothing”

Questa è la frase scelta dal regista per accompagnare il video, e difficilmente è possibile trovarne una migliore.
Il concetto che tanto chiaramente traspare dall’opera rappresenta il bisogno atavico di credere e venerare un qualcosa di più alto, una necessità prettamente umana. Ed allora il regista, Marco Prestini, ci racconta una storia che attraversa il tempo ma che rimane costante, e orbita attorno ad una misteriosa sfera nera, fulcro delle vicende esposte. Ora, la sfera potrebbe essere qualsiasi cosa o rappresentare una delle molte religioni del mondo; ovviamente non è questo il fulcro del messaggio, il punto è l’estetica della sfera: nera, immobile ma capace di intrappolarti senza possibilità di fuga, per sempre. Una scelta stilistica che rende chiara la minaccia ed il pericolo che, costantemente, circonda i personaggi.

I luoghi dove si svolge la vicenda sono due: il tempio e la metropoli; luoghi molto diversi che vanno a creare una contrapposizione non solo estetica, ma anche concettuale.
Il tempio è caratterizzato da una profonda religiosità ed è frequentato da chi davvero ha fede; opposto sono invece gli alti grattacieli delle metropoli, luoghi dove la spiritualità ha poco spazio, e dove il denaro è l’unico ad asservire.

Realisticamente, il possesso di un manufatto venerabile e venerato, in un contesto sociale attuale, non può che andare a finire nelle mani di criminali o uomini potenti; privando l’artefatto di qualsiasi valore spirituale e rendendolo, di fatto, un mero oggetto di potere.

Nella sala del tempio vediamo, invece, decine di corpi, privi di volontà e tutti uguali. Essi hanno le stesse vesti e gli stessi marchi, e venerano immobili, mantenendo uno status quo a loro stessi sfavorevole.

Ma cosa accade quando la coscienza si risveglia, ed anche una sola persona alza la testa? L’equilibrio si rompe, e le reazioni immediate prendono il sopravvento sull’ordine e la fede. E il tutto si trasforma in caotico mare di violenza, dove si prova di tutto per ristabilire l’ordine; per tornare ad una situazione di comodità, pur essendo essa solo il frutto di una malsano ed abitudinario credo.

Ed il tutto continua anche nel presente, perché sempre esisterà qualcuno disposto a difendere la fede.

LI YUCHUN. MARCO PRESTINI. 2017.

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