BLACK OUT TEMPORALE E RAMPICANTI EDIBILI.
Un quartiere urbano incastrato in un loop temporale come le lancette dell’imponente orologio bloccate poco prima delle ore 6; un contesto straniante, quasi una favola nera partorita dalla mente di Zbigniew Rybczynski.
La gente vista dall’alto ripete meticolosamente gli stessi gesti, nel grigiore di un pomeriggio in una piazza in cui scorre sempre lo stesso bus, preso sempre al volo dalla ragazza seduta alla panchina, mentre un lavavetri sospeso in aria ripete meccanicamente gli stessi gesti sulla facciata di un palazzo, così come un giovane venditore di giornali su un marciapiede e altre comparse ormai rassegnate in una bizzarra reiterazione di gesti comuni.
L’atmosfera generale somiglia a quella di un vecchio film muto, saturo e sfocato ma svuotato della vis comica e avvolto, anzi da una innaturale disturbante sospensione.
Anche l’interno di un appartamento è coinvolto nello stesso bizzarro meccanismo di blocco temporale.
I componenti della band americana seduti sul divano, “animati” dal regista con la tecnica dello stop motion, fanno fatica a comprendere lo strano fenomeno e in uno stato visibilmente ansioso, si guardano attorno preoccupati, finchè un raggio di sole li sorprende inaspettatamente, trasformando i loro corpi immobili in veri e propri vegetali commestibili, che si diramano gradualmente fino ad avvolgere qualsiasi cosa, interna ed esterna, come delle piante rampicanti.
Intanto fuori per strada, il loop continua inesorabilmente a sacrificare le stesse persone nelle medesime situazioni, fino a quando, si diradano le nuvole e finalmente le lancette riprendono il loro ticchettio e il tempo dell’orologio prende il suo corso, lasciando così le cose al loro destino, alla loro imprevedibile tragicità.
OTHER LIVES. HANK FRIEDMANN. 2011.
