VIRGINS / DEATH FROM ABOVE 1979 (EVA MICHON)

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E INDUCICI PURE IN TENTAZIONE…

Quando si nominano gli amish, passa nella mente l’immagine della piccola comunità rurale, estranea ai comfort della modernità, religiosa fino a sfiorare il fanatismo, ricolma di donnine caste e di anziani patriarchi barbuti.

Magari si tende un po’ a generalizzare, e i media – fra narrativa, televisione e cinema – non hanno mai mancato di rimarcarne la pittoresca esclusività di usi e costumi, la peculiarità del vestiario, la bizzarra fierezza di uno stile di vita “retrogrado”.

Diciamolo pure: agli occhi di un figlio del ventunesimo secolo, gli amish suscitano una mistura indefinibile di dubbio, idiosincratica attrazione e persino inquietudine. Sarà che l’ombra del folk-horror, tanto di moda negli ultimi anni, ha ammantato la figura del contadino fondamentalista di un’aura di lascivia repressa e crudeltà cieca.

E va bene, passino i severi predicatori, le signore bigotte e i padri di famiglia che vivono di preghiere e raccolto, ma che dire dei giovani?

È risaputo che, intorno ai sedici anni, gli amish adolescenti siano liberi di trasferirsi in città, sperimentare certi piaceri mondani, farsi un’idea degli svaghi che si perderebbero stanziandosi nei loro villaggi natii.

Sembra, comunque, che la regista Eva Michon si sia spinta un po’ oltre la convenevole e tradizionale scoperta di tali “tentazioni”!

Il video che ha diretto per i Death From Above 1979 comincia proprio con un tipico quadretto da gotico americano, coi devoti amish riuniti in chiesa a cantare i loro inni sacri. E se le immagini rievocano l’oppressiva inquietudine del Benedizione mortale di Wes Craven, la musica parla una lingua completamente diversa.

Cori biblici? Macché! Sono colpi di grancassa e riff di chitarra elettrica quelli che si innalzano dalle gole dei bravi fedeli, anticipando la vena trasgressiva che il clip assumerà di lì a breve.

Un ragazzo e una ragazza si scambiano occhiatine timidamente maliziose, programmando taciti una tenera passeggiatina per la campagna. All’uscita dalla messa, li scorgiamo chiacchierare lungo il sentiero con aria innocente.
Tuttavia, come si può resistere al richiamo istigatore di un pick-up festaiolo diretto a una cascina sospettosamente rumorosa?

Lo spettacolo che si presenta loro nel capanno va ben al di là dell’immaginabile: una band dance-punk in abiti amish conduce le danze frenetiche e forsennate di un manipolo di freschi confratelli e consorelle!

Col supporto psicoattivo di qualche fiorellino “speciale” e dei noti funghetti magici, gli orizzonti della percezione dei ragazzi si spalancano su dissoluti scorci visionari e pratiche degne di una dubbia integrità religiosa.

Fra sniffate di ceneri mortuarie che renderebbero fiero Keith Richards, headbanging ritualistico e sfoghi fisici a danno di sedie e polli spiumati, la compagnia si lascia trascinare da escalation orgiastiche a un passo dal The witch di Eggers.

Leccate di gambe e di bulbi oculari, amplessi arborei, inequivocabili mungiture erotiche di caprette in direzione Hagazussa e ancor più lampanti quadretti surrealisti che concretizzano la perdita della verginità nella forma di una banana insanguinata.

Ma la pacchia finisce non appena una coppia di poliziotti guastafeste irrompe nel covo dell’allegra perdizione, sparpagliando la massa sconvolta e sbigottita. In realtà, a giudicare dalle loro espressioni, gli agenti non sembrano meno sorpresi!

Nell’epilogo, i due piccioncini dell’inizio si risvegliano sul retro del pick-up, un po’ frastornati, ma per nulla pentiti. Giusto il tempo di togliersi il disegnino di un membro virile dalla guancia, e si può rientrare al villaggio.

Qualcosa mi dice che questi amish non hanno bisogno di organizzare lunghe trasferte in città per sondare le delizie del peccato…

DEATH FROM ABOVE 1979. EVA MICHON. 2015.

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