VIRTUOUS CIRCLE / JORDAN KLASSEN (FARHAD GHADERI)

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PER ASPERA AD ASTRA.

Il Canada ha dato i natali a decine di grandi artisti – dai registi David Cronenberg e Xavier Dolan al fotografo giramondo Greg Girard – e il cantautore Jordan Klassen, attivo dal 2009, è solo l’ennesimo dei più recenti esempi che potremmo citare a proposito.

Klassen, di norma anche produttore dei suoi lavori, rilasciò il videoclip di Virtuous circle il 24 maggio 2019, un lavoro candidato sia allo UK Music Video Awards di quell’anno che al Prism Prize dell’anno seguente, e che con la magnetica ed emozionante presenza dell’attore Antoine Olivier Pilon riesce a regalare allo spettatore, e ascoltatore, molto più di quanto ci si aspetterebbe da un video musicale. Senza ombra di dubbio, oltre che davanti a una canzone splendida, ci troviamo a vivere in un piccolo capolavoro filmico.

Il cortometraggio che accompagna il lavoro di Klassen, infatti, scorre senza inutili virtuosismi e sembra narrare una storia ben più grande di quanto suggerisca la sua pacata grammatica visiva.

Un giovane uomo, membro di una famiglia a prima vista disfunzionale nonché “orfana” di padre, intreccia un turbolento rapporto (fatto d’amore, orgoglio e sofferenza) con il fratello minore – un legame, tuttavia, che solo all’apparenza pare motivato dall’obiettivo della supremazia sportiva del più giovane dei due.

Il fratello minore respira e vive un’atmosfera ai limiti del militare, e che per tutto il videoclip corre quasi lungo il filo del primitivismo, con eccessi di ferocia e sofferenza alternati a momenti di grandissima tensione emotiva e vicinanza al fratello maggiore.


Ed è proprio da qui che sgorga la potenza del lavoro di Klassen, le cui linee melodiche – pur a volte richiamando gli echi del Jamie T di Magnolia Melancholia (2015) – aggiungono un respiro ampio e lievemente shoegaze alla brutalità non filtrata delle scene di Virtuous circle.

Il video, pertanto, ci narra di un rapporto fratello/fratello che via via si tramuta in un legame discepolo/maestro e in ultimo, a sostituire la mancanza della figura paterna, proprio in un rapporto padre/figlio. L’elemento sportivo, però, è una chiave che conduce a un’altra soglia ancora – o meglio, oltre una certa soglia. Ciò che emerge con prepotenza dalle lyrics come dalle scene, infatti, è un elemento che da sempre contraddistingue l’Uomo, soprattutto nei suoi eccessi: il costante bisogno di superarsi, e dunque di morire e rigenerarsi per divenire migliore.

“And I am walking to where the sun sets behind the sky / and writing the constellations with open eyes” canta Klassen “and slip past the old devotion to wonder why they say that it’s insanity.”

E nella chiusa del brano, che un po’ richiama i voli mistici del miglior cinema di Terrence Malick, c’è tutto il concreto e il divino dell’Essere Umano, che senza tregua e senza sosta combatte, muore e rinasce ascendendo nel suo personale circolo virtuoso.

JORDAN KLASSEN. FARHAD GHADERI. 2019.

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TonyVM
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1 anno fa

Analisi lirica e puntuale per un gran bel video!

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