CAFÉ DE FLORE / MATTHEW HERBERT (LILY SMITH)

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ISTRIONE PER FORZA MAGGIORE.

Si apre la porta del retro di un locale storico, un giovane oste (l’attore Paul Woodson) si prepara ad affrontare una giornata di lavoro, dà una sistematina a camicia, cravatta e capelli, riordina sedie e tavolini e con l’aiuto di una cameriera dà una rassettata in sala prima dell’apertura.

I suoi movimenti, all’inizio timidamente accennati, sembrano un vezzo da provetto ballerino un po’ esibizionista che vuole allietare l’atmosfera e ciò suscita un’inaspettata sorpresa mista a gioia, ma la realtà è molto diversa e ce ne accorgiamo con sconcerto via via.

Quei passi di danza esibiti e di scatto ricomposti nell’aplomb che si addice ad un perfetto gestore di un locale, celano un profondo imbarazzo per non sconfinare dai limiti comportamentali della norma, che la società anche inconsciamente è portata a isolare.

Gli spasmi, le contrazioni, le accelerazioni improvvise del sistema neuromotorio, non sempre sono accolti nel modo giusto dagli avventori del bistrot, a volte si cade in momenti di imbarazzo, altre di malcelato fastidio, altre ancora invece di conviviale solidarietà che sfocia in una coreografia emulativa che trasmette insieme gioia di vivere velata di commozione e turbamento (difficile non sentirsene emotivamente coinvolti) accentuata anche dalla tonalità minore del brano di Matthew Herbert, da quella melodia dal gusto francese sebbene ravvivata da un groove swing e da contaminazioni elettroniche.

Mentre amici e clienti lasciano il bistrot col sorriso negli occhi per l’inusuale serata, all’interno il quadro rimane invariato, con il ragazzo alle prese con la frenetica iperattività della malattia e con la solitudine che, forse paradossalmente potranno attenuarsi e acquisire un senso quando il locale sarà di nuovo pieno di gente.

La clip, pubblicata lo stesso anno del film omonimo realizzato da Jean-Marc Vallée omaggia il celebre locale parigino che ha visto tra i suoi clienti, personalità della cultura e dell’arte come Jean Paul Sarte, Emil Cioran, Simone De Beauvoir e altri…

MATTHEW HERBERT. LILY SMITH. 2011.

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