COMFORT E SOTTOMISSIONE.
Se il mega-direttore-galattico del ragionier Fantozzi nel suo ufficio ai piani alti, collezionava acquari in cui nuotavano i suoi dipendenti e sedie fatte con pelle umana, il videoclip di Colin Read fa un ulteriore upgrade per vivacizzare e mettere un po’ di pepe alla mesta ballad della Phoebe Lou, che nel testo addita certi comportamenti tipicamente misogini e patriarcali -per cui la donna è considerata mero oggetto da usare a proprio piacimento-.
“Forse hai scelto la ragazza sbagliata”… “Ma non c’è una ragazza che merita la tua aggressività”…
“Ti farò una confessione”…”Mi innamoravo di queste stronzate, ma smettiamola di regredire”…
“Che ne dici se prendo il tuo patriarcato, la tua misoginia e li butto in giardino per dargli fuoco?”.
Sovvertendo il genere e le dinamiche tra i sessi e recuperando l’idea di un paradossale concetto d’arredamento, vediamo qui la folksinger sudafricana (dal passato creativamente avventuroso) trastullarsi in un loft bianco-neutro e adagiarsi su un divano composto da uomini seminudi incastrati come elementi modulari, o tagliare il pane sullo stomaco di un ragazzo in postura da tavolino, usare una bocca aperta come portalampada, l’incavo di una mano come fioriera o come portacenere; ma non basta: il gruppo sarà costretto ad agire attivamente simulando il meccanismo della cyclette, a intrecciarsi l’uno con l’altro per formare la struttura di un tavolo, di una libreria e addirittura i gradini di una scala.
Insomma, una panoramica su una schiavitù domestica di fatto che inverte ironicamente (ma non troppo) i ruoli del ménage tradizionale che porterà ad un inizio di protesta collettiva subito spenta però da un lenzuolo antipolvere gettato sugli insubordinati ormai devitalizzati.
ALICE PHOEBE LOU. COLIN READ. 2019.
SCUSATE, PER VEDERE IL VIDEOCLIP, OCCORRE FARE L’ACCESSO SU VIMEO 🙁
DI SEGUITO, UN DIVERTENTE MAKING OF DEL VIDEOCLIP “SKIN CRAWL”