LE TANTE MUTE DELL’UROBORO.
Metropolitana di Parigi. Un’adolescente sale sul treno che la condurrà alla sua lezione di piano.
16 anni, mulatta, capelli afro. Dal fondo del vagone spunta un gendarme. “Hai bevuto?” le chiede “Hai fumato? Hai preso droghe?”.
La risposta della ragazza è sempre no, a tutto, ma non basta. Il poliziotto le fa togliere le scarpe, la squadra da capo a piedi, poi le intima di svuotare la borsa. Dentro, soltanto spartiti e libri di testo. Il gendarme ne resta gelato, ma la giovane viene arrestata comunque, portando con sé solo vergogna e il ricordo dell’accaduto.
È proprio da questo episodio, rimasto “sepolto” nella memoria di Lisa-Kaindé Diaz (fondatrice, con la gemella Naomi, del duo Ibeyi), che è nata “Deathless”, potentissimo singolo estratto dall’album “Ash” del 2017.
In un tripudio di percussioni dai respiri e ritmi afro-caraibici – retaggio delle diversissime influenze etniche e artistiche delle gemelle – il videoclip del brano crea un’incredibile sinergia con il sassofono di Kamasi Washington, dando vita a un melting pot musicale dalle
cadenze quasi belliche. Così l’eco della world music si mescola allo sperimentalismo dell’avanguardia francese, entro un irripetibile unicum che, attraverso un preciso obiettivo politico (la lotta alla brutalità della polizia e alla discriminazione razziale) unisce tradizioni
musicali solo all’apparenza lontane o inconciliabili.
Il videoclip, forte di un tappeto sonoro tanto incisivo, non ha bisogno di fronzoli. È affilato, costruito sul contrasto rosso/nero che è la dicotomia cromatica alla base dei concetti occidentali di vita e morte. All’interno del lavoro, una vera e propria performance, le gemelle Diaz si donano la vita a vicenda, ciascuna partorendo l’altra, in una sorta di uroboro che non percepisce separazioni fra la prepotenza di quell’energia musicale e la quotidiana morte, simbolica (ma spesso tristemente letterale), di tutte le vittime della brutalità poliziesca o dei crimini d’odio.
La pelle di questa serpe infinita non è che la pelle di tutti.
Ciò che più prorompe nella clip di “Deathless”, tuttavia, è il positivo ribaltamento delle cosiddette vittime, non più private della vita, ma finalmente capaci di donarla. Senza morte, come il titolo stesso suggerisce, e come negli anni Settanta ben riassunse il poeta Dinos Christianopoulos, ostracizzato dalla comunità letteraria greca perché omosessuale. “Ci hanno seppellito” aveva sentenziato lui “non sapendo che eravamo semi.”
IBEYI ft. KAMASI WASHINGTON. ED MORRIS. 2017.