FANTOME X / SCRATCH MASSIVE FEAT. GRINDI MANBERG (THOMAS VERNAY)

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DAL GOTICO ALL’UFOLOGICO IN POCHI MINUTI.

Non sono delle nozze idilliache quelle che aprono il video del qui già apprezzato Thomas Vernay: in una cappella fatiscente, in presenza di un anziano sacerdote, una splendida fanciulla (Eva Danino va tenuta d’occhio) si unisce in matrimonio a un uomo dall’aria severa, se non truce.

Gli abiti dei personaggi e gli arredamenti antiquati, che avremo occasione di esplorare meglio nelle scene successive, ci riportano alla mente le tristi eroine della letteratura gotica inglese; quelle storie macabre e lugubri, che non sempre contemplavano un lieto fine.

E in effetti la sorte della nostra protagonista è tutt’altro che rosea: costretta a condividere spazi e giornate con un compagno apparentemente estraneo a ogni forma di affetto, resta perlopiù assorta nei suoi pensieri, affacciata alla finestra, ammirando con mestizia il mondo fuori.

Una dimora elegante e uno status sociale elevato non sono sinonimo di felicità: è ciò che si può leggere negli occhi della donna, fissi nel vuoto, cadaverici, anche quando il marito fa l’amore con lei. Freddamente, come per tutto il resto: non c’è dolcezza nelle sue attenzioni, e neanche lascivia, ma solo un grave senso del dovere.

Chi può aver permesso un connubio tanto ingrato? Qualche giro di potere? Qualche redditizio accordo tra famiglie importanti? La verità sarà molto più inquietante di ogni ipotesi plausibile, come in fondo l’evanescenza fantasmica del brano dei francesi Scratch Massive suggerisce.

Sono passati alcuni mesi, ormai; basta dare un’occhiata al ventre della bella infelice per rendersene conto. L’erede sembra ormai pronto a fare il suo ingresso nel mondo, un mondo ingiusto che lo ha reso suo malgrado frutto di una relazione disgraziata.

Sarebbe un cupo drammone già così, ma la scena si popola ben presto di strani personaggi, che fanno prendere all’intera vicenda una brusca svolta in direzione horror.

Quasi ci trovassimo in un reboot del filmaccio I frati rossi di Gianni Martucci, scopriamo che a ordire l’unione fra i due coniugi è stata una misteriosa organizzazione religiosa, una specie di congrega polanskiana i cui membri indossano terrificanti sai purpurei. Ed è il nascituro il loro vero obiettivo.

Il momento del parto è finalmente giunto: la madre viene assistita in silenzio dagli aguzzini in tonaca rossa, dall’oscuro sacerdote che li governa e dal suo stesso sposo, ovviamente parte della setta, mentre dà alla luce la sua creatura.

E va bene, il cinema fantastico ci ha abituato da tempi immemori ai bebè più strani e spaventosi che l’umana mente possa concepire, dal bimbo-girino di Eraserhead alla larva gigante di La mosca, ma è difficile non restare di stucco di fronte all’innaturale aspetto del figlioletto appena sfornato.

Non un mostro, non un demone, ma… un ciocco carbonizzato… o una pietra nera incisa… insomma, un qualcosa che nessun medico osserverebbe senza perdere la fede in tutto ciò che la scienza ha raccontato nel corso dei secoli.

E per aggiungere assurdità all’assurdo, il granitico pargoletto viene ora venerato sull’altare della cappella che si era vista all’inizio, circondato dagli impassibili monaci eretici, ma soprattutto guardato con dolore dalla povera ragazza che lo ha portato in grembo.

Si sa, “ogni scaraffone è bell’ ‘a mamma soja”, e pure in queste circostanze l’istinto materno ha il sopravvento.

Un giorno la nostra eroina si intrufola nel luogo “sacro”, mette sanguinosamente k.o. il perfido maritino, e scappa per i campi circostanti con in braccio il suo piccolino.

Dopo che il sacerdote e i suoi scagnozzi si accorgono del rapimento, inseguono la fuggitiva in una folle corsa.

Ma è ormai troppo tardi per loro.

Ed è col twist finale, sfortunatamente spoilerato dall’anteprima del video stesso (mannaggia!), che dal dramma storico e dall’horror diabolico si passa senza troppi complimenti alla fantascienza. Sembra infatti che il legittimo paparino abiti in realtà a bordo di un disco volante, ed è proprio a un enorme UFO che la bella madre porge il fanciullo!

Che non sarà esattamente un bel bimbo nei più convenzionali canoni estetici, ma perlomeno sta zitto e non scalcia mai.

Chissà che, crescendo, non diventi il monolito del 2001 di Kubrick…

SCRATCH MASSIVE FEAT. GRINDI MANBERG. THOMAS VERNAY. 2019.

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