CAVITY / HUNDRED WATERS (MICHAEL LANGAN)

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FAR VIBRARE I CONTORNI.

Da immagini frammentarie statiche si sviluppa un’efflorescenza di nuove forme in un buio e in un vuoto, apparentemente prive di riferimenti ambientali, ma cariche di un’energia vibrante, sopita in attesa di essere sollecitata.


Ciò che prima era in potenza e indefinito è catturato come uno spicchio di realtà illuminato solo da un sottile taglio di luce, che progressivamente svela il passaggio da pura astrazione a elemento di un reale fantastico.
Persino il volto della cantante Nicole Miglis è illuminato da una scheggia di luce artificiale direzionata che ne rivela la silhouette ritagliata nel buio, un’immagine eterea (come la voce stessa) che si moltiplica ruotando lentamente come fosse un’estensione in chiave contemporanea di un dipinto del seicento illuminato da un tenue lume di candela.


Il regista Michael Langan gioca a togliere dall’oscurità i vari elementi senza ricorrere a particolari ausili o artifici ultratecnologici, ma ricorrendo a semplici e suggestivi fasci di luce (forse torce) che disegnano e amplificano gli ambienti esplorati, suggerendo anche a suggestioni fantascientifiche, alludendo a un’ondata di raggi “alieni” che dall’alto si propaga su paesaggi desertici notturni, come vibranti radar utilizzati quasi a scandagliare altre possibili forme di vita.
La clip di “Cavity” minimale e ipnotica si coniuga perfettamente con il sound scarno degli americani Hundred Waters, e contribuisce al taglio misterioso e metafisico che traspare nella poetica dell’insieme, grazie al notevole lavoro “artigianale” di light dedign e una fotografia dai colori opachi e senza tempo, con effetto di meraviglioso dinamismo che cattura lo sguardo.

HUNDRED WATERS. MICHAEL LANGAN. 2014.

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