DOVE ARTE E DISGRAZIA SI SOVRAPPONGONO.
Nel 2022 il gruppo norvegese di musica elettronica Röyksopp ha sfornato a sorpresa “Profound Mysteries (I, II, III)”: tre album o quello che possiamo chiamare tre progetti molto molto interessanti. Non un triplo album come ho letto in giro ma tre lavori assolutamente omogenei e coordinati con pubblicazioni, modalità e forme diverse. Il primo in forma di cd, musicassetta e streaming, pubblicato credo a gennaio 22. Il secondo a metà dello stesso anno e il terzo a fine estate 22, entrambe in streaming. Tutti con 10 tracce cada uno.
La forma e la dimensione del progetto poteva già di suo essere rilevante, se non che la band ha avuto un ulteriore ambiziosa idea: consegnare ogni traccia dei tre prodotti ad un regista diverso che ne realizzasse un video clip, un corto metraggio che interpretasse ognuno dei brani. Il che fa di una ampia produzione musicale, anche un progetto visivo molto rilevante. Trenta brani, trenta video. Ogni video però pare abbia avuto un limite di tempo perché ogni video dura all’incirca 60 secondi o poco più.
Chiaramente vorrei parlare di tutti i video che sono riuscito a rintracciare di questo progetto facendo così un articolo di sproporzionata quantità di inutili battute ma ho deciso di tirare la monetina e sceglierne uno a caso. Il caso ha voluto che venisse fuori un video intenso, incomprensibile, energetico e a mio parere bellissimo. Triste e estasiante al contempo.
In città, una giornata fredda, in un probabile orario da pendolari, nella fretta di chi va a lavoro nell’indifferenza e nell’infreddolito malcontento di inizio giornata, un uomo, dall’altra parte del marciapiede cade sull’asfalto bagnato dalla pioggia. La ripresa video è sciatta, mal mossa, sembra fatta di fortuna con un cellulare o una macchinetta di quelle di poco valore. L’uomo lì per lì sembra un senza dimora con brutti postumi di sbornia e un grosso zaino sulla schiena di quelli che tengono tutta una vita. Le immagini sembrano rubate ad un attimo di quotidiano degrado e l’uomo si rialza da terra e poi, inspiegabilmente vi si getta nuovamente ma questa volta in una specie di controllata capriola. Si rialza. Corre, si butta in ginocchio e poi, accordando i movimenti con la musica, inizia una danza espressiva e atletica. La cosa inizia a prendere senso. Quella è una danza e i gesti non ben rifiniti, da sciatti devengono estremamente espressivi. L’uomo ha un corpo allenato, i suoi gesti sono sapienti, c’è addirittura qualche residuo classico nei suoi gesti…
Il montaggio e i movimenti dell’uomo mi fanno ben sperare che non sia tutto autonomo e veritiero. Mi auguro sia una sorta di teatro invisibile dove un danzatore, tra ignari passanti, fa il suo spettacolo provato e riprovato prima di andare in scena. L’idea di un disgraziato che di prima mattina fa gesti inconsulti e disperati mi dispiace e mi turba e pure l’idea che Øyvind Holtmon, creatore e regista del video abbia ottenuto un ottimo risultato semplicemente aggiungendo una base musicale sotto una ripresa rubata per farne un bel video clip mi mette a disagio.
Un minuto di video visto e rivisto per almeno un’ora di fila, rimettendo da capo innumerevoli volte per l’attrazione che provo e per tentare di capire ogni volta se è verità o finzione, se è disgrazia o arte. Vederlo ancora una volta per quella danza ma anche per riuscire a sciogliere il quesito che tutte le volte mi nasce in cuore e quando mi sembra di avere una risposta, scatta il sessantaseiesimo secondo che dichiara l’inesorabile fine del video.
RÖYKSOPP. ØYVIND HOLTMON. 2022