BROTHER SPORT / ANIMAL COLLECTIVE (JACK KUBIZNE)

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UNA FRITTATA ESTASIANTE.

“Nella vecchia fattoria…” oltre alle bestie, zio Tobia deve tenere un orticello segreto di funghetti magici. E le galline più golose potrebbero averlo scoperto!

Un’impronta di vernice fluo sulla porta del vecchio capanno sarà solo il campanello d’avvio di un incalzante e allegro trip consumato a suon di pittura e… uova.

Un bambino e una bambina, come piccoli ladri in erba, si fiondano fuori dal casotto di legno indossando costumi carnevaleschi da dio Pan e da paperella verde acqua, e si lanciano in una corsa forsennata attraverso prati e campi coltivati, sotto gli sguardi compiacenti degli animali che li popolano.

Forse vanno catalogati come “animali” anche un paio di caricaturali redneck che oziano sull’uscio della loro roulotte, uno in salopette con un bel bottiglione di moonshine fra le dita, l’altro avvolto in una tuta da supereroe sfigato con sguardo attonito e un uovo bianco nella mano.

Senz’altro assidui frequentatori del famoso orticello di zio Tobia…

Ma anche se non si trattasse di un’intossicazione micologica o di sostanze psicotrope non troppo naturali, la musica frenetica e acidissima degli Animal Collective basterebbe da sola a simulare gli effetti di un ottovolante lisergico.

Per assecondare il ritmo indemoniato del giocoso brano, l’animatore e regista Jack Kubizne inserisce in maniera via via più massiccia strampalati personaggi che sembrano usciti dai bozzetti del Yellow submarine di George Dunning.

Creature multiforma colorate a pastello danzano e cantano, si spremono e sobbalzano, in brevi loop montati come inserti subliminali fra una ripresa e l’altra, offrendo anche al pubblico gli assaggi di un tour virtuale nella fantasia psichedelica.

Nulla di tutto questo sembra turbare i due assorti bifolchi, neanche quando i ladruncoli mascherati passano davanti ai loro nasi con la misteriosa refurtiva. Soltanto il pacioso cane da guardia sembra accorgersi dell’intrusione, e infatti si getta senza troppa fretta all’inseguimento degli invasori.

Dopo aver percorso rapidamente la campagna, i due pargoli arrestano la propria fuga nella stanzetta spoglia di una casetta isolata, si liberano dei loro travestimenti e si godono il bottino: candide uova pronte per essere consumate.

Ma certamente non nel modo convenzionale.

Prima di entrare nel “vivo”, novanta secondi di pura euforia allucinatoria si sprigionano sullo schermo: in un crescendo cromatico quanto acustico, centinaia di uova colorate precipitano fosforescenti per infrangersi su uno sfondo nero.

Una vera e propria pioggia di gusci che farà la gioia dei fan di HowToBasic!

E fra un albume variopinto e un albume brillante, le solite amabili mostruosità animate si esibiscono in reiterazioni frastornanti, zoom ossessivi, mutazioni e feste oniriche da febbre a quaranta.

Un inciso folle e assurdo, perfetto antipasto per la catartica prova di artigianalità alla Jackson Pollock che coinvolge i due bambini nella tranche finale.

Armati di colori acrilici ed energia da vendere, i piccoli danno libero sfogo all’immaginazione e all’istintiva creatività spargendo colore sul pavimento e pitturando gli ovetti senza criterio, solo per poi fracassarli sulle pareti.

Il parossismo raggiunge l’apice quando i vivaci monelli prestano orecchio alla voce dei mostriciattoli bidimensionali che vivono nelle uova, forse lontani parenti strafatti dei Chi di Chinonsò: spinti dall’entusiasmo, si scateneranno in una danza spasmodica e incontrollata, suggellando nel delirio la loro prova di ludica performing art.

Possiamo solo immaginare quanto devono essersi divertiti i due giovani attori nel realizzare questo clip, e quanto i loro genitori devono essersi spaventati nel guardarlo!

A spettacolo concluso, il buon cagnone, sempre sulle tracce dei furfantelli, giunge finalmente al loro nascondiglio, ma non trova altro che due uova poco cotte.

Già che c’è, pensa bene di concedersi uno spuntino… Considerate le premesse, meglio non pensare a ciò che vedrà una volta che le avrà assimilate!

ANIMAL COLLECTIVE. JACK KUBIZNE. 2010.

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