L’EVANESCENZA DELLA FANTASIA.
L’equilibrio fra soavità distensiva ed esaltante passionalità raggiunto dallo splendido brano dei BadBadNotGood viene magicamente colto dall’obiettivo di Danica Kleinknecht, artefice di un’alchimia di sequenze tanto rarefatte quanto poeticamente evocative.
Protagonisti del video sono tre bambini; location principale, ma anche implicito co-protagonista, un bosco silente che, visto dalla giusta prospettiva, nulla ha da invidiare alle foreste incantate delle fiabe.
È proprio un’atmosfera da fiaba moderna, quella che si respira lungo il percorso: un sogno a occhi aperti sospeso fra l’incombenza di un sortilegio e la svagatezza di un gioco.
I tre giovanissimi vagano e corrono lungo sentieri deserti, si fanno largo fra l’erba alta, guadano fiumiciattoli, osservando la flora e la fauna attorno a loro. Hanno uno sguardo trasognato, un poco malinconico, che talvolta brilla di cauta curiosità, come seri esploratori in cerca di provviste, o solerti sorveglianti di un universo costruito solo per loro.
Anche gli abiti che indossano rifuggono dall’ordinarietà, più simili ai costumi di una recita senza copione, assemblati secondo i dettami di un’inventiva tutta infantile, da qualche parte fra i Lost Boys di J. M. Barrie e i ragazzi de Il signore delle mosche di William Golding, o magari accanto ai superstiti di Mad Max oltre la sfera del tuono. Alcuni accessori inclusi negli outfit, dai falcetti alle maschere per l’ossigeno passando per i manganelli, fanno persino nutrire dei dubbi circa la presunta fantasiosità del contesto.
Che il mondo come lo conosciamo adesso sia davvero finito, lasciando solo pochi sopravvissuti alle cure di se stessi, o che si tratti del semplice frutto di un’immaginazione senza freni, una di quelle avventure fra amichetti che gli adulti conservano nelle loro preziose memorie estive, non ci è dato saperlo, né appare rilevante.
I mirabili movimenti di camera – rapide riprese aeree rasoterra, liriche panoramiche naturalistiche, dettagli ambientali, grandangoli descrittivi che rubano l’intensa vaghezza nei volti del trio – appoggiano spiritualmente la visione severamente ludica del clip: un plauso a Mitchell Overton, direttore della splendida fotografia.
La seconda parte del video vede i giovani eroi raggiungere il loro “covo” nascosto: una baracca semidiroccata nel mezzo della selva, decorata e riassestata a suon di fili elettrici e complessi agglomerati di equipaggiamento tecnologico, che spaziano da monitor e telefoni a incomprensibili guazzabugli di pulsanti e prese di corrente.
La funzionalità pratica di questo bailamme resta incerta, ma i piccoli sembrano sapere esattamente quello che fanno, muovendosi con dimestichezza, comunicando fra loro, unendo cavi e smanettando sulle tastiere.
In ogni caso, quando calano le tenebre, il lampadario sopra le loro teste si accende: sembra proprio che qualche circuito sia operativo, in fondo.
Ed è in questo momento che i sospetti circa le sorti della popolazione umana si fanno più pressanti: se è solo un gioco di ruolo, che ci fanno tre bimbi da soli di notte in un bosco?
Ma i sospetti si trasformano in idee persino più tetre, quando un’imprevista manovra muta radicalmente il setting e la forma stessa del video. Uno dei fanciulli collega inavvertitamente una spina di troppo, e provoca una pericolosa reazione a catena: un istante dopo, scosse e scintille si sprigionano nell’aria scura, facendo sprofondare la piccola compagnia nel buio.
Non un buio completo, tuttavia: i tre si stagliano sul nero dello schermo, ma ormai privati delle loro originali sembianze, ridotti a caricature animate in linea chiara. Che volano via, come angioletti, o anime senza corpo.
Li ritroviamo poi di nuovo in carne e ossa, silenziosamente seduti su un isolotto in mezzo alla notte, ad ammirare il cielo vuoto nel chiarore di un falò sulla sponda opposta. Smarriti. Riflessivi. Forse sereni.
In attesa del sorgere del sole, per ricominciare la loro lunga partita…
A questo punto, i fan di M. Night Shyamalan o di Alejandro Amenábar potrebbero ipotizzare un colpo di scena post-credits: inquadratura fissa su una pagina di giornale, con un articolo che recita “Tragico incidente in un bosco: tre bambini giocano in un vecchio rifugio e muoiono fulminati”.
Teoria azzardata? Può darsi. Ma chi lo dice che solo i più piccoli possano sbizzarrirsi con la fantasia?
BADBADNOTGOOD. DANICA KLEINKNECHT. 2021.