PUOI AVERE TUTTO QUELLO CHE VUOI.
C’è questo piccolo video, fatto di un’idea accennata, poche inquadrature che si ripetono. C’è anche quell’effetto che se non dosato e applicato bene è molto fastidioso e cioè sottotitoli di persone che parlano non sentite mentre la canzone del video è l’unico audio percepibile. Le immagini sono prevalentemente primi e primissimi piani o qualche piano medio dai contorni sfocati. Tutto è molto lento, emotivo, delicato.
Il nostro sguardo, il punto di vista della telecamera cioè, è ravvicinato, curioso. Stiamo chiaramente spiando un’intimità nascosta, stiamo rubando attimi privati di una relazione…
Seratina sentimentale. Due personaggi che non si conoscono ancora bene ma che hanno sicuramente un bel contatto tra loro. Cenetta. Vino rosso. Chiacchiere e confidenze.
Lui, galante e delicato, rende la serata piacevole. Si racconta alla sua ospite. Mostra una foto di una bella donna. “Era mia moglie” dice l’uomo in una fragile sofferenza. La serata si fa languida e sensuale. I due ballano in una penombra intima e delicata.
L’uomo è anziano. Un bell’uomo interessante, galante e buon intrattenitore.
Lei: un disegno a pennello sulla sua mano.
Si. Proprio di quelle facce che facevamo da bambini disegnando una bocca tra pollice e indice e gli occhi sopra. Una faccia finta. Una donna finta. Un’ospite finta. L’uomo, il vedovo, nella alienazione malinconica di una sera, forse nella disperazione della lontananza, forse nell’incapacità di staccarsi da chi ha amato tanto ma oramai è andato, gioca al folle per non sentire il dolore. Accetta la bizzarria, crede al gioco come un bambino per poter essere ancora capito, ancora vicino, ancora innamorato.
I due, l’uomo e la sua mano dipinta, parlano, scherzano, rendono appassionata una serata piacevole. Si tengono compagnia amorevolmente. Fumano. Lei, cioè sempre la sua mano dipinta, in un attimo di piena tenerezza dà un bacio pudico all’uomo su una guancia.
Salta fuori un disco di Roy Orbison. Ballano. I due ballano teneri, appassionati.
Ruotano su se stessi. Si vede la faccia sognante dell’uomo. La faccia complice della donna dipinta.
“Voglio solo vederla ancora una volta”, dice l’uomo a nessuno o al cielo o alla pazzia di una mano dipinta.
Un’ombra, astratta come tutta questa follia appare dal nulla: forse un ricordo, un’allucinazione o un fantasma, non fa differenza. L’uomo si avvicina a questa nuova magia. Due volti si sfiorano, quello dell’uomo e quello del fantasma. I due mondi, quello del possibile e quello dell’impossibile si toccano e l’uomo si piega verso la figura immateriale e le dà un piccolo bacio sulla guancia. Non un bacio di passione, niente sesso e bramosia ma un dolce bacio di saluto. Quell’arrivederci amorevole che si dà prima di uscire o per un viaggio.
“Puoi avere tutto quello che vuoi” fa il testo della canzone, proprio l’ultima frase. L’anziano come alla fine di un rito magico, come nel bel mezzo di un miracolo per bambini fatto di impossibile e immaginazione ha avuto il suo desiderio esaudito: un bacio a chi è andato.
La mano ritorna una mano scarabocchiata. La follia ritorna vita, la realtà ritorna amarezza e solitudine.
BLACK BOOKS. JOE DIXON. 2013.