FINALMENTE FUORI.
Sin dalle prime timide note del sognante brano del producer inglese Gold Panda, si evincono le coordinate stilistiche dell’artista Rob Brandon, per questa clip altrettanto sognante e suggestiva che rimanda ad un’estetica vintage eclettica e stratificata, un viaggio che ci trascina in un batter d’occhio verso derive anni ’80 e ’90.
E così si susseguono in un tranquillo contesto urbano, strade, parchi, aree dismesse, locali pubblici, interni ecc, in cui interagisce con fluidità, tutto un campionario di tecnologia quasi obsoleta che si impone vistosamente al centro dell’immagine: vecchi campionatori, giradischi, controller e drum machine si concedono una boccata d’aria e uscendo dal chiuso delle abitazioni “scoprono” tutto il mondo di fuori, alternandosi in un continuo e spigoloso scomporsi e ricomporsi, come animati da un’enigmatica energia, pulsano e si deformano ruotando su se stessi, seguendo i beats e i samples di una melodia solare e orientaleggiante.
Esaurita la carrellata di siparietti per strumenti analogici, la schizofrenica clip si concede un momento di riflessione accompagnato da un arpeggio di chitarra, per poi rimettere in scena atri oggetti casalinghi, tazze, toast e portafiori di varia grandezza, che si alternano fluttuando in aria quasi ad attualizzare un’ambientazione magrittiana, in contesti inusuali e spiazzanti costantemente sporcati da interferenze grafiche anch’esse d’altri tempi.
GOLD PANDA. ROB BRANDON. 2022.