UN VERO FANTASMA D’AMORE.
“Stop haunting me… Please…”
Con queste parole Anna B Savage si rivolge al “fantasma” del titolo, implorandolo di smettere di tormentarla, perseguitarla, infestarne i pensieri.
E vi dirò, la forza melodica di questo passaggio è così avvolgente, così ipnotica e seducente che, trovandoci noi ascoltatori a canticchiarla per conto nostro per l’ennesima volta, ci sentiamo quasi un alter ego della cantante: è come se anche noi stessimo pregando lo spettro perché se ne esca dalla nostra testa, dissolvendo dalla memoria ogni assuefacente nota del brano.
Ma dimenticare una musica del genere è impossibile, e tutto considerato è proprio questo a renderla speciale.
La cantautrice londinese parla di un amore passato e ormai sepolto, che, proprio come uno spirito, torna dalla tomba per ossessionarla, rivivendo nelle parole e nelle forme dei nuovi partner, ma anche nel timore di pronunciare il nome sbagliato durante un momento di intimità con gli stessi.
Un concept semplice e immediato, che la donna tratta con un adeguato gusto per il minimalismo compositivo nel video da lei stessa diretto.
Il filmato mostra Anna coperta da un velo rosso semitrasparente, che nella fluidità delle sue pieghe, nella mobilità delle sue sfumature scarlatte, resta in una zona di transizione fra la placenta materna e un sudario funebre: l’Inizio e la Fine di ogni cosa.
Le mani dell’artista nuotano nel tessuto, mentre i suoi occhi semiassorti restano il più fissi possibile, persi nell’orizzonte che si staglia oltre l’obiettivo della macchina da presa. Come se guardasse verso un’entità ignota, lontana, invisibile, restando immersa in un dormiveglia eterno, doloroso ma assuefacente quanto un sogno travestito da incubo.
Il montaggio spezzettato e gli sbalzi sequenziali delle riprese, così come la voce sofferente della cantante, suggeriscono uno scompiglio emotivo profondo, che solo il crescendo strumentale riesce a sublimare in un’armonia.
Mentre Anna dà forma musicale al proprio romantico tramestio, la scorgiamo in surreali parentesi naturalistiche, fra peculiari costumi, visuali inquietanti dalle parti di A Venezia… un dicembre rosso shocking ,spasmodici passi di danza all’aria aperta – dal vibe quasi katebushiano – e ben più preoccupanti dettagli di insetti e aracnidi che le passeggiano sul corpo. Be’, sembra che quella di farsi zampettare millepiedi e ragnetti su viso, torso e membra sia diventata una specie di moda fra gli artisti indie…
Le dita della Savage accarezzano ciuffi d’erba, graffiano il terreno, lottano contro gli elementi e si lasciano infine vincere dai tumulti di una Natura sussurrante, proiezione concreta dei tortuosi cunicoli psichici di un’anima in pena, il cui splendore sconfina più volte nell’angoscia di un incubo, rendendo indistinguibile l’Orrore dalla Poesia, l’Amore dalla Morte.
Non c’è nulla da fare: il fantasma di questa canzone mi assillerà per un bel po’.
Ma non chiederò certo l’intervento dei Ghostbusters!
ANNA B SAVAGE. ANNA B SAVAGE. 2022.