HOLD MY HAND / UNKLE (MARK LOCKE)

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UN RACCONTO SENZA STORIA.

Il video del quale voglio parlare questa volta va a completare un trittico (forse solo nella mia testa) iniziato con Burn my shadow e Rabbit in your headlights

Questo video del gruppo UNKLE al pari degli altri ha un incalzare di tensione e narrazione cupa e introspettiva. Come gli altri ha una esposizione molto forte, un modo brusco ed emotivo di mostrarsi. Non si preoccupa di compiacere o abbellire la canzone, anzi, ne rimanda una concretezza inquieta e sgraziata. Non lascia di sicuro indifferenti anche se non offre nessuna spiegazione esplicita: è un’azione visivamente chiara e facile da leggere ma difficile da interpretare…

Tieni la mia mano, Hold My Hand, così si intitola il brano, qui nel video viene preso in modo letterario. Non è la frase delicata dell’innamoramento o la richiesta di qualcuno di essere condotto e sostenuto in qualcosa, no; qui la mano viene davvero stretta, in modo funzionale e forte e alla mano c’è attaccato un corpo che viene trascinato. Credo sia fatto a posta di dare l’idea che il corpo trascinato, un giovane di bell’aspetto ma assolutamente inerte, sia morto. Credo sia ricercata e voluta la sensazione che la ragazza che lo tiene per mano trascinandolo, sia se non colpevole almeno testimone della sua morte e credo che il video, ci voglia far credere che sia una storiaccia torbida di colpe e crimini.

Notte fonda. Appartamento cupo. La ragazza sul divano molto tesa, non sa che fare. Il ragazzo disteso a terra. Le immagini hanno difficoltà ad essere mese a fuoco. Particolari imprecisi e visti troppo frettolosamente per capire: una scarpa col tacco, una foto. Troppo pochi indizi per capire cosa sta accadendo e troppo imprecisi e sfuggenti per definirli veri indizi. Solo un chiaro senso di tensione, spavento e pericolo. È chiaro: è successo qualcosa e di grosso e il tempo si è fermato.

La ragazza prende la mano del ragazzo disteso e, con un fare assolutamente innaturale, trascina via il corpo, come un oggetto, come un sacco di immondizia troppo peso per sollevarlo. La ragazza trascina quel corpo tirandolo per un braccio e allo scendere per le scale, all’incontrare un asfalto ruvido e tagliente non si ferma, come se fosse l’unica cosa da fare. Il ragazzo inerme non reagisce. Siamo ora nei vicoli oscuri di una città. Ci sono occhi indiscreti, forse una pattuglia, ma nessuno soccorre il ragazzo, nessuno aiuta la ragazza.

Vedere un corpo trascinato a terra mi fa pensare a graffi e sbucciature profonde, mi fa pensare al lacerarsi della carne, mi fa pensare che quel corpo sia chiaramente privo di vita.

La storia va avanti accompagnando la musica e il trascinamento del corpo arriverà fino all’alba. Solo alla fine avremo una soluzione, tesa ed emotiva, ma non una comprensione.

UNKLE. MARK LOCKE. 2007.

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