FUGA DA CNOSSO.
L’attimo sacro, la vetrata infranta, venire al mondo, viaggio metafisico che parte dalla tenebra e si irradia di luce, inizia la corsa, una fuga per allontanarsi dal pericolo dalle schegge di vetro, dall’angoscia.
Fuoco d’artificio orizzontale.
Sono gli scozzesi Mogwai, band nota del panorama post rock, che dal 1996 compongono ed eseguono brani prevalentemente strumentali, a sostenere e alimentare col suono questa folle corsa (realizzata in CGI da Sam Wiehl) che ha per protagonista una sorta di minotauro in fuga dal labirinto di Cnosso, che a tratti prende le sembianze di un danzatore derviscio coperto di polvere di stelle in mezzo a una miriade di fiori.
Il suolo, che sia una superficie che richiama quella lunare o al contrario un campo dall’erba alta e verde, non produce alcun attrito, la corsa non trova ostacoli.
Poi lo specchio si frantuma.
Come un’eruzione vulcanica tra le più spettacolari che l’immaginazione possa sognare lo scontro con altre traiettorie rompe la linearità e tutto diventa caos.
In tutto questo non c’è spazio per la contemplazione né per il silenzio, il suono riempie tutto e concorre a frantumare ogni confine, una danza sfrenata, una tempesta di sabbia incandescente. Finisce il viaggio, torna la tenebra e quella pallida luce sullo sfondo, finalmente la quiete.
MOGWAI. SAM WIEHL. 2022.