I CASSETTI DELLA MEMORIA.
Aesop Rock “è morto”?! E’ stato investito di notte in un quartiere, mentre guardava con stupore la sua stessa foto segnaletica su un volantino che ne annunciava la scomparsa.
La gente accorre, la polizia fa il suo dovere e in un lampo la vicenda si sposta in una asettica sala operatoria.
Un minuzioso chirurgo ha la stramba missione di salvare il salvabile, seziona di netto il volto danneggiato del rapper e con le pinzette ne scandaglia una metà “composta da un’anta/diorama in legno” piena di cassetti (della memoria?), apre con delicatezza i minuscoli scomparti prelevando utensili da cancelleria, tubetti di colore, pennelli, gomme da cancellare, matite ecc.
Sembrerebbe un’operazione di routine se solo fossimo immersi in una delle follie creative di Michel Gondry, nella quale con naturalezza si fondono linguaggi, metafore, stili e tecniche; invece, la fantastica clip è opera del filmaker e animatore americano Rob Shaw, abile nel sorprendere lo spettatore e “materializzare” ciò che si agita nella mente traumatizzata del paziente, sottoforma di una sorta di atelier d’artista miniaturizzato, occupato da un modellino da studio, “spirito” del rapper, ancora animato dalla sua stessa febbre creativa che si manifesta in un continuo disegnare a inchiostro nero su qualsiasi superficie le tracce e i ricordi di una vita, mentre pian piano si fa strada un’inquietante minaccia.
L’intervento chirurgico sembra riuscito alla perfezione, il volto ricucito le connessioni cerebrali riattivate, tanto che Aesop Rock si rimette in piedi anche se un po’ intontito, lascia l’ospedale e raggiunge una tavola calda; purtroppo però c’è ancora qualcosa di distruttivo nella sua scatola/testa, ovvero una sorta di tarlo che ne perfora le strutture di legno devastando l’habitat creativo sedimentato nei ricordi del protagonista, e facendo cadere il suo set d’artista che si sparpaglia alla rinfusa di fronte a lui.
Qualcosa è perduto per sempre.
AESOP ROCK. ROB SHAW. 2016.
