CHURCH OF THE MOTHERFUCKERS / DEAD CROSS (MICHAEL PANDURO)

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UN TRITTICO DELL’INCONFESSABILE.

Terreno spinoso e controverso, spesso affrontato in arte, letteratura e cinema, quello dell’aspetto religioso quando assume connotati sinistri e derive tra il patologico e l’orrifico, in cui la prevaricazione morale e fisica fa dubitare del progredire umano – come equilibrio tra ragionevolezza e istinti primordiali.

Uno squallido stanzone utilizzato per un fight club anomalo per un teso e feroce corpo a corpo tra due preti aizzati da un gruppo di ragazzetti rabbiosi e assetati di violenza. Una mansarda dall’aria austera, dove una suora si appresta a esercitare un rito del tutto personale. Un ragazzo in fuga in preda al panico, costretto poi a distendersi tra gli alberi di una foresta e sopportare un travaglio mostruoso.

Questo è il trittico di situazioni sacrileghe e audaci inscenate da Michael Panduro, un regista ritenuto osceno e spesso censurato, autore di clip per band metal, spot e documentari musicali pluripremiati in giro per i festival di genere, ma pur sempre relegati ad una forma espressiva violenta ed estrema, perciò invisi dalla critica mainstream.

Panduro nel dirigere le sue storie, evita accuratamente l’effetto “bambagia” dell’affidarsi al testo delle canzoni, per lui operazione troppo banale e semplicistica, e ancor di più si tiene alla larga da qualsiasi contaminazione o suggerimento che possa giungere dalla produzione o dalla band stessa, come in questo caso, del supergruppo californiano dei Dead Cross, formazione recente con nomi di spicco del metal, hard core e thrash americano: Dave Lombardo (ex Slayer, Suicidal Tendencies, Testament, Fantomas ecc), Justin Pearson (Locust, Retox, ecc), Michael Crain alla chitarra e alla voce l’ubiquo stacanovista Mike Patton e la sua inconfondibile laringe “acrobatica”.

Lo sfogo antireligioso (contro il fanatismo cattolico per la precisione) qui acquista connotati brutali: l’iniziale lotta all’ultimo sangue tra due preti circondati e istigati come in un incontro tra cani feroci o galli da combattimento, dove si percepisce un’interazione marcia e altamente tossica tra il giovane pubblico e lo spirito vendicativo contro i superiori, a cui seguono le atmosfere orrifiche dell’insano parto en plein air del giovane che contorcendosi per terra tra dolori lancinanti spruzza qua e là le sostanze fetali di un travaglio paradossale, e per ultima, la sequenza di gesti e atti morbosi e sacrileghi (a la “Ulrich Seidl” e la sua trilogia) che testimoniano l’approccio ossessivo alla fede e all’ “estasi” dell’eucarestia con i segni di un’autoflagellazione sulla schiena e addirittura “il corpo di Cristo” utilizzato dalla suora come “gettone vaginale”.

DEAD CROSS. MICHAEL PANDURO. 2017.

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