VENTRILOQUIST-DUMMY / ABSTRACT CONCRETE (EWAN JONES MORRIS)

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MANICHINO ONDEGGIANTE.

Partiamo con le presentazioni, gli Abstract Concrete sono un gruppo guidato dalle bislacche idee di Charles Hayward famoso come batterista degli storici This Heat ma anche impegnato in decine di progetti e collaborazioni (di cui questa è solo l’ultima in ordine di tempo) qui alla prese anche con il canto che forma la band raccogliendo musicisti dalla Londra underground. Alla viola c’è Agathe Max (la quale si muove su più progetti e diverse direzioni di suono), Otto Willberg al basso con esperienze sia come sperimentatore che come improvvisatore, Yoni Silver alle tastiere e Roberto Sassi storico chitarrista dei mai dimenticati “Cardosanto” così come collaboratore degli “Anatrofobia” in “Tesa musica marginale”, di Glenn Branca e tanti altri progetti underground.

Ewan Jones Morris produce il video di questa traccia e all’attivo vanta una lunga esperienza nel settore dei video musicali  dove mixa sapientemente live action, collage, stop motion, tramite queste tecniche riesce a trasformare l’ordinario fino ad esplorare mondi interiori. Fra i tanti fruitori delle sue creazioni ci sono Lemaitre “Closer”, DJ Shadow, Stealing Sheep, Dralms, Anna Meredith, Leftfield, Islet, Los Campesinos! e John Grant.

La traccia musicale si muove fra paradossi come il nome stesso della band “astratto – concreto”, ondeggia ostinata su un ‘sette ottavi’ che toglie il fiato e che viene sostenuto solo dalla viola, mentre le chitarre che entrano ed escono e le tastiere si muovono in cerca di una direzione in questo caos organizzato che mette l’enfasi sul passo ciondolante.

L’approccio vocale usa prima un tono grattato e a suo modo profondo per poi passare a tonalità in falsetto mentre cambi di tempo ben congeniati si muovono dando dinamica alla traccia dove la viola prima dà il tempo per poi allungarsi lentamente fino a diventare protagonista nella parte centrale dove domina lo spazio creando una melodia semplice ma efficace che porta a un crescendo stranamente lineare per il pezzo in questione. Finita questa progressione catartica il ritmo ritorna dispari e sembra che inciampi in questa non linearità del tempo del gestire gli spazi di pieno e vuoto.

Su uno sfondo nero appare un ventriloquo con il suo manichino in braccio (come a mantenere la promessa del titolo del pezzo), le immagini scorrono dinamiche mentre si passa dal primo piano del pupazzo a quello di Charles che mostra tutte le su rughe collezionate in questi 72 anni di vita.

Le immagini si sfocano e si muovono mostrando il ventriloquo seduto accanto al suo manichino che canta liberamente per poi passare ai dettagli del manichino che canta emulando il testo, la luce oscillante aumenta l’effetto barcollante del flusso e il rimaneggiamento delle immagini crea una patina come di un film antico restaurato e spesso le immagini vanno fuori fuoco nella luce mentre la camera si muove distorcendo il tutto.

L’attenzione si muove su Charles seduto alla batteria che ha tutti gli arti legati a corde come fosse una ben congeniata marionetta, la sua faccia è una smorfia allucinata, lo sguardo sbarrato e la bocca aperta mentre cerca di colpire i piatti della batteria senza riuscirci e tutto è in bilico fra repentini cambi di inquadratura e di luce.

D’improvviso si apre una finestra su tutta questa cupezza e sguardi oscuri; l’interno del pupazzo ora è visibile mostrando bronchi, alveoli e intestini, il video sgrana e il pupazzo muta forma in una mostruosa versione sempre più glitchata “decostruita di se stesso”. L’immagine diventa completamente nera e il manichino viene ridisegnato con semplici linee per poi rimaterializzarlo in giro per la città mentre si guarda intorno e si muove di strada in strada come fosse finalmente libero da tutti i vincoli precedenti.

Lo sfondo si sfoca totalmente lasciandoci nudi di fronte allo sguardo severo del manichino, poi la sua testa mostra l’interno con Charles e il ventriloquo, come se nonostante la distanza fosse ancora collegato ad entrambi.

Il pupazzo cammina per la città, superando case, muri e ponti, come ormai a simboleggiare la nuova libertà: forse momentanea o forse solo immaginata? 

Poi ricompare l’interno della mente del pupazzo dove si vede un teschio a simboleggiare la morte e il pupazzo inizia a girare su se stesso per poi glitchare nuovamente e mostrificarsi fino a diventare un insieme di macchie in movimento sullo schermo mentre davanti ci sono linee instabili che ne disegnano la faccia.

ABSTRACT CONCRETE. EWAN JONES MORRIS. 2023.

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