44 / CAT’S CRADLE (HOMESICKFUGITIVE)

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FRA SBALLO E INQUIETUDINI.

Il nu-gaze, lo zoomer-gaze, il suono della generazione Z, riprende i suoni shoegaze del passato e vi aggiunge malinconia, necessità escapiste da questo mondo ogni giorno sempre più oscuro e inquieto e in ultimo un rassegnato sentore di “no future” sempre più reale per i nuovi giovani.

Poco si sa di questi Cat’s Cradle, se non che sono giovanissimi, che sono un duo basso-chitarra, con voce femminile e drum-machine e che vengono da un paese chiamato Dundee in Scozia. On-line si trovano pochissimi video ed un unico live che mostra il duo per quel che sono; due giovani dalle facce pulite e molto imbarazzate. Quindi niente a che fare con le storie di band DIIV dove si intrecciano eroina e modelle. La voce della cantante è sottile, emotiva e vibrante di emozioni, per certi versi ricorda l’approcio vocale degli XX ma senza alcun tipo di hype-steria o DJ a supporto per le basi.

La loro musica è una trama di chitarra semidistorta e fortemente riverberata che si intreccia con la voce, con il battito immobile e narcolettico della batteria elettronica e con il puntuale basso che ne sostiene tutta l’architettura. Fra l’altro di questo pezzo esiste persino un remix a cura di Jardine altra oscura figura del panorama elettronico witch-house di Los Angeles.

Il video è a cura di HOMESICKFUGITIVE che si presenta con un logo che fa il verso a quello della ormai dimenticata “Blockbuster” ma con l’aggiunta di un ragazzino con maglia a righe che imbraccia un uzi. Il loro approccio prende totalmente contromano ciò che è la tecnologia moderna, ovvero il fatto che ormai chiunque può permettersi un telefono che fa buone riprese e un buon montaggio. 

Qui invece si pesta forte su un immaginario oscuro per certi versi al limite di certi horror di serie B, con immagini volutamente a bassa fedeltà, sgranate, spesso fuori fuoco, come a ricordarci l’estetica delle vecchie telecamere VHS. 

Il video si apre con il logo della band in puro stile black metal che – come è sempre stato – rende difficile comprendere quanto scritto, e già qui ci si potrebbe domandare perchè un logo black per una band nu-gaze? E’ che ormai le frontiere di genere ed estetiche sono già saltate anni fa e tutto si rimpasta lentamente (tanto che che esistono gruppi black-gaze….anyway).

La prima immagine mostra una bocca aperta con una acido con su la scritta 44 (ovvero il titolo del pezzo) appoggiato sulla lingua, poi passiamo ad un’altra immagine di difficile comprensione che verrà ripetuta; una ragazza pesantemente truccata che avvicina ad un occhio una piccola siringa. Forse il riferimento è al depositare alcune gocce di vodka nell’occhio? Pare che questa pratica piuttosto distruttiva sia per il corpo che per la mente umana, ma andiamo avanti.

Tutto il video ha un colore pesantemente virato in rosso e si vedono prati scorrere, colli in lontananza e un camper mentre compare una scritta oscillante “PLEASURELAND” (la terra del piacere). Il fuorifuoco diventa imperante e si apre di tanto in tanto su istantanee: un ragazzo che beve vodka, mani insanguinate lavate con la vodka e un volto di ragazza con un sorriso spiritato, fuori di sè. 

Le inquadrature alternano interni con ragazzi strafatti, ed esterni innevati con ragazzi che si aggirano minacciosi fino a quanto l’inquadratura si ferma su un corpo esausto steso a terra e una accetta appoggiata al suo fianco. Scene di cimiteri vuoti, di chiese antiche controluce, un logo black metal sulla giacca di un ragazzo, e poi ancora mani che vengono lavate con la vodka.

Esterni di brughiera in movimento come a segnalare la partenza da questo party fatto di sballo e perfetta inquietudine. Una coppia si passa una canna in macchina mentre riparte nella brughiera e poi ancora nuove persone sballate, come se il video fosse un flusso-sequenza di un interminabile sabato sera passato fra party e un altro, sempre all’insegna di uno sballo che riesce a mettere un piede dentro l’inquietudine grazie ai tanti “non detto” di cui emergono solo piccoli elementi a lasciar presagire i disastri in cui finiscono questi sballi.

All’ultimo secondo compare una scritta che dice “Quando morirò, seppellitemi in profondità, mettete due altoparlanti ai miei piedi, mettetemi delle cuffie in testa e fatemi ascoltare rock and roll, quando sarò morto.”: testo preso dal film “Mandy” (appunto film-horror allucinato) che a sua volta cita la frase di Douglas Roberts un condannato a morte per rapimento, rapina e omicidio in Texas nel 2005. Così possiamo dire che il cerchio è chiuso.

CAT’S CRADLE. HOMESICKFUGITIVE. 2023.

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