KIM LOOKS AT YOU.
Kim Gordon impeccabilmente truccata, a bordo di un’auto nera percorre in lungo e in largo le strade di Los Angeles come driver dai modi spicci e informali, affiliata ad un nuovo e oscuro servizio di trasporti chiamato “Unter”, come si evince dalle poche informazioni che scorgiamo sul suo cellulare.
I passeggeri che si alternano nella sua vettura si comportano con l’impersonalità di chi è immerso nei propri problemi e pensieri, ignari di viaggiare in una bolla protetta, mentre fuori accade qualcosa di veramente straniante.
Durante il tragitto, giorno e notte, chiunque lungo le strade si trovi ad incrociare lo sguardo duro di Kim, chissà per quale arcano influsso viene travolto da un attacco di convulsioni che genera una sorta di snodata danza con perdita di equilibrio, cominciando a dimenarsi come investito da un’invisibile scarica di mitra per poi accasciarsi al suolo e abbandonato a se stesso, lungo strade, parchi e periferie.
In questo video dell’artista visiva berlinese Loretta Fahrenholz si avverte un’atmosfera di desolazione, un che di tragico nel lento scorrere delle immagini che inseguono l’auto dell’austera protagonista, una sorta di “trista mietitrice” dallo sguardo magnetico – un’inquietante arma silenziosa – con la quale non vorresti mai imbatterti.
Come passa il tempo! Kim Gordon ha 70 anni, chi lo avrebbe mai detto. Vera icona dell’avanguardia americana, dalla carriera quarantennale, cominciata negli anni ’80 con le dissonanze rock / no wave dei “Sonic Youth”, di cui incarnava lo spirito più sofisticato e sensuale, si rinnova passando ad altre formazioni sperimentali, come il progetto Body/Head e tante altre eclettiche collaborazioni tra cinema, installazioni artistiche e innumerevoli produzioni musicali.
E’ appena uscito il suo secondo lavoro da solista “The Collective”, ma nel 2019 Kim debutta col suo album dal titolo “No Home Record” di cui fa parte “Sketch artist” il brano di apertura, fatto di chiaroscuri e improvvisi picchi umorali introdotti da una triste melodia per violoncello cui segue un beat aspro e pesante, il giusto “trampolino” – a metà tra l’hip-hop e il post industrial – per le liriche ora malinconiche ora sexy che sembrano uscire come “strangolate”, dalla bocca della musicista.
Una donna dall’aria seriosa ed enigmatica, un’artista determinata che si lascia contaminare da nuovi input e coinvolgere da rinnovate energie creative, in qualsiasi ambito, genere o sottogenere. Si dice in giro (Blow Up) che sia proprio lei “l’unica depositaria del fuoco che fu dei Sonic Youth”; non si può che confermarlo.
KIM GORDON. LORETTA FAHRENHOLZ. 2019.