PEOPLE AS PLACES AS PEOPLE / MODEST MOUSE (ANDY BRUNTEL)

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UN AMORE CHE METTE RADICI.

C’è uno sguardo cinematografico nel racconto che accompagna questo brano dei Modest Mouse e il tentativo di raccontare in modo ironico e surreale una piccola storia di conflitti familiari e comportamenti scorretti.

È la storia consueta di una figlia che torna a casa accompagnata dal fidanzato per presentarlo ai suoi.

La ragazza e la famiglia sono molto americane e il ragazzo, come da tradizione nei vari film con storie di formazione di adolescenti è un gran fusto, ma questa volta, non c’è metafora: fusto non sta ad indicare ragazzo alto e muscoloso ma vero e proprio albero.

Insomma si, il protagonista di questo video, il fidanzato della ragazza americana, il futuro genero dei simpatici genitori americani è un albero con corteccia, legno e foglie. Un albero semovente e senziente. Un albero che dialoga e partecipa alla vita familiare e sociale.

A parte questo piccolo particolare il resto è tutto uguale. La famiglia è molto unita e i genitori stravedono per la bella figlia. La tavola e il cibo sono il momento speciale della famiglia, il padre è geloso e non accetta questa compagnia per la figlia, la figlia stravede per un giovane che avrà grandi pregi e il loro amore, è il caso di dirlo, è ben radicato. L’amore è cieco e a questo giro così cieco che rende possibile l’amore tra due specie decisamente differenti.

Il fulcro del ragionamento che potremmo fare, ruota intorno a questa sfumatura, come nel famoso e bellissimo “Indovina chi viene a cena” celebre filmone del 1967, persone colte, benestanti e progressiste, di fronte al nuovo e diverso che entra in casa, avvertono l’invasione e tutto il loro pensiero moderno e accondiscendente si fa razzista e reazionario.

Come nel film citato, dai sorrisi iniziali e di circostanza si passa al conflitto.

Il punto è che qui, essendo un albero, per quanto antropomorfizzato, il limite morale è facile da superare per il genitore che si sente autorizzato a fare quello che molti padri farebbero rispetto al seduttore maligno delle loro figlie e cioè lo uccide. L’assassinio è meno cruento di quello che subirebbe un genero normale perché parte da una sfoltita alle foglie e ai rami più sporgenti, una semplice potatura, per poi arrivare a farne legna per il camino. Buffo, ma a livello simbolico è proprio la risposta che probabilmente la maggior parte dei padri metterebbe in atto se potesse.

Questo sguardo irrazionale e onirico, questo taglio surreale mantiene in modo divertente uno sguardo metaforico e la fine è sullo stesso piano, la figlia capisce in fretta che l’amore, immerso nella società, porta frustrazione. Capisce come hanno capito tante donne e tanti giovani che la frase: “Lo facciamo per il tuo bene” non rappresenta per niente il bene e tantomeno le cose buone che fanno finta di promettere. La ragazza si deprime, sta male e per rimanere in argomento potremmo dire che si abbatte.

La storia virerà ad un’immersione totalmente astratta in un finale da para lieto fine laddove era facile supporre il grande trauma della ragazza. Questa, immersa nel dolore vivrà come un vegetale trasformandosi gradualmente anch’essa in albero ma poi cadrà in un mondo parallelo e sentimentale, una specie di foresta interiore dove potrà vivere la bellezza e la delicatezza di un amore troncato, dove potrà lasciarsi andare ai sentimenti liberi e personali lontani da mamma e papà…

Il finale è bucolico e sereno come se il potere trasformativo dell’amore vincesse e la morte del giovane riuscisse a trasformare lei in una specie di spirito degli alberi.

MODEST MOUSE. ANDY BRUNTEL. 2017

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