ANOTHER BRICK IN THE WALL (PART TWO) / PINK FLOYD (ALAN PARKER)

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IL MURO DEL TEMPO.

Come non averci pensato prima? Sono passati davanti ai miei occhi così tanti videoclip che non avevo ancora fatto mente locale, anzi, non avevo proprio fatto i conti col fatto che probabilmente con questo video sia nata la mia passione di musica e immagini fuse in un’opera unica.

Casualmente mi sono ritrovato a parlarne di quest’opera con due ragazzi, due aspiranti artisti abbastanza colti ma decisamente troppo distanti dalla mia formazione. Sapevano vagamente qualcosa su The Wall dei Pink Floyd. La potenza di quel film sfonda i muri del tempo, ma avevano vaghe e imprecise idee su probabili racconti del muro di Berlino o cose di guerra e di lager nazisti. Avevano distrattamente tenuto delle immagini nella loro testa ma le avevano associate a fatti storici e un po’ da manuale scolastico.

Cercando di trattenere l’enfasi di chi è più grande (leggi anziano) e parla di un’opera fondamentale per il proprio bagaglio culturale, ho cercato di spiegare che The Wall era un film contro, di un periodo storico e in un Europa precisi. Il brano Another Brick In The Wall (Part Two) è stato un vero inno di protesta, un simbolo contro un sistema omologante e culturalmente oppressivo che proponeva economia, produttività e ricchezza e pensiero unico come punti di arrivo e realizzazione personale.

In un mondo fortemente capitalistico e conservatore, un mondo sotto la minaccia della guerra fredda e dei mostri del petrolio e dell’economia, in un’epoca dove finanche la guerra era un fatto economico e non morale o umano (come sempre del resto) quella canzone esprimeva ed interpretava appieno un sentimento di rifiuto e di schifo verso un’educazione che richiedeva al singolo di allinearsi e produrre.

Tutto questo in Inghilterra è sfociato nel thatcherismo, fenomeno di politica conservatrice diffuso nel mondo con vari nomi, che con le proprie politiche di libero mercato, privatizzazioni, deregolamentazione e riduzione del ruolo dello Stato è stato in grado di acuire lo scontro sociale tra classi e restituendo tanto potere ed egemonia alle classi che gestiscono la cosa economica.

Con The Wall stiamo uscendo dai famosi anni ’70, dove l’aria di protesta contro i poteri forti e la cultura omologante era ancora elevata ma mostrava l’inizio del suo declino… stava esplodendo la cultura di massa, cioè quella parte dell’esistenza umana dove la vita viene considerata sana e di valore se hai una casa, una famiglia, un lavoro sicuro e una macchina possibilmente di lusso. Altri pensieri, altre vite, venivano osteggiate o chiamate alternative e soprattutto messe all’indice e possibilmente escluse o ostacolate.

Sul piano individuale quella era l’epoca dove si subiva un addomesticato iniziato coi voti a scuola per arrivare al posto fisso a lavoro: epoca dove produrre, invecchiarci e morirne, passando però prima per l’addestramento da “carne da cannone”. Seguire le aspirazioni personali, quelle artistiche o mistiche o le ambizioni sentimentali in genere era considerato pericoloso e quasi antisociale… “scegli bene la scuola dopo le medie così avrai un buon lavoro”: è stata la condanna a morte per molti che sono caduti sul campo.

Another Brick In The Wall (Part Two), a tempo di musica, mostra la marcia di studenti beneducati ed inquadrati, quelli corretti e rispettosi delle regole, con divise e passo ordinato, avanzare diligenti in fila verso un tritacarne che li renderà semplice carne macinata. Iconica immagine che tanto ha rappresentato un’epoca e un pensiero che oggi abbiamo preferito diluire in moralismi, nei social, nell’apparire e nella illusoria libertà di espressione.

Come dicevamo, il video è un estratto del più importante e iconico lungometraggio The Wall, del 1982 diretto da Alan Parker e ambientato in una specie di parallelo (ma non troppo) mondo distopico e visionario. È basato sull’album omonimo dei Pink Floyd pubblicato tre anni prima. Il film ricalca la vita del leader della band Roger Waters raccontando la storia di Pink, orfano di guerra, abbandonato e oppresso da un mondo anaffettivo e autoritario, che diventa una rockstar tossica ma di grande influenza mondiale e per questo, sarà causa e parte del muro come simbolo di omologazione e livellamento.

Another Brick In The Wall (Part Two), come abbiamo detto, offre una potente narrazione visiva. Oppressione e controllo sono subito rappresentati da insegnanti cattivi e autoritari. La narrazione è simbolica ed emotiva. Le facce e i comportamenti dei ragazzi sono deformati per accentuare l’alienazione e la sofferenza. Il racconto però sembra non lasciare scampo: ribellione e distruzione del sistema sono possibili ma solo immaginati. Rimangono solo bacchettate sulle mani e umiliazione per le proprie poesie. Dopo, tutto resta uguale se non peggio e oggi, a distanza di 40 anni possiamo dire quanto…

PINK FLOYD. ALAN PARKER. 1982.

metto più link per via delle differenze qualità video

e in una versione più ampia:

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