RENT / PET SHOP BOYS (DEREK JARMAN)

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QUESTIONE DI CLASSE.

Quante canzoni degli anni ’80 sono finite nel dimenticatoio? Dobbiamo tutto al recente thriller psicologico britannico “Saltburn” per aver riportato alla memoria e nelle classifiche di vendita questo classico dei Pet Shop Boys.

Nel film la canzone gioca un ruolo fondamentale. Oliver, impersonato da un sensuale Barry Keoghan, il protagonista, considerato un parassita dalla classe elevata che lo invita a entrare nella loro vita per beneficenza, non è innocente come sembra all’apparenza. Ben presto verrà smascherato da Farleigh, cugino più povero ma altrettanto snob della famiglia target – intrappolato in un’immancabile sequenza di Karaoke, l’enigmatico protagonista canta:

I love you

You pay my rent

La sequenza in “Saltburn” potrebbe diventare il nuovo video per questo brano superfortunato degli inglesi Pet Shop Boys, ma il video originale e la cinematografia di Derek Jarman sicuramente sono un’ispirazione non tanto nascosta per le carrellate visivamente opulente della regista Emerald Fennell

Ma ritorniamo ai Pet Shop Boys e al connubio con Derek Jarman – il mitico regista inglese ha anche diretto il loro “It’s a Sin” in una visione in chiaroscuro degna del migliore Caravaggio. In “Rent”, la scena si incentra su una cena opulenta in un palazzo signorile. Protagonisti, una coppia annoiata, il nostro cantante Neil Tennant, nel ruolo dell’autista in attesa di istruzioni e nella seconda parte, l’altro componente dei PSB, il tastierista Chris Lowe è oggetto di interesse della bionda protagonista – appena arrivato a King’s Cross con un treno 43077 da Leeds.

Il contrasto sociale tra il ragazzo che viene in città dal nord povero dell’Inghilterra e dell’ambiente squallido intorno alla stazione intravisto in un montaggio surreale, rispecchia il divario di classe come tema principale trattato anche nel succitato “Saltburn”. 

Il video è uno spettacolo per gli occhi, un’orgia visiva, compresa una sequenza di oscena voracità durante l’elegante cena in cui i commensali hanno perso ormai ogni ritegno, in un’atmosfera da “Grande Buffe” (Marco Ferreri), un delirio visivo che non ha necessariamente un senso, al di fuori di essere di supporto alla canzone, ispirata tra l’altro, secondo lo stesso Tennant a quelle coppie clandestine che si formano sul disequilibrio sociale, in cui il ricco può comprare compagnia e giovinezza.

Jarman all’epoca della realizzazione era ancora un mistero che scandalizzava la puritana società britannica, sottovalutando lo spettro dell’epidemia AIDS di cui sarebbe stato vittima uscendo di scena definitamente il 19 febbraio 1994 dopo un lungo periodo trascorso in solitudine in una baracca per pescatori ai piedi di una centrale nucleare sulla costa sud inglese, un luogo incredibile in cui lui si esprimeva anche con il giardinaggio – ancora visibili le sue sculture arborescenti intrecciate con i relitti portati dal mare. Un posto magico e mi piace pensare che una bottiglietta di vodka che marciva tra le sculture abbandonate, quando l’ho visitato, fosse stata lasciata 30 anni fa proprio da Jarman

PET SHOP BOYS. DEREK JARMAN. 1987

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