UN WEIRD TRIP CHE TOGLIE IL FIATO.
Turbine eoliche che si stagliano su un cielo bigio, sovrastando le pittoresche campagne scozzesi: su questa semplice e idillica immagine si apre un video che di semplice e idillico ha davvero poco!
Mentre il riff ossessivo e visceralmente trascinante dei Fontaines D.C. prende corpo, inizia a farsi viva la sensazione che qualcosa di strano ci covi; ma è solo quando entra in scena il frontman del gruppo Grian Chatten che tale impressione si trasforma in certezza.
Il cantante, con indosso un’appariscente tuta verde fluo e un inalatore da asma legato al collo, esce di casa per concedersi un po’ di allenamento calcistico in solitaria. Una svista e il pallone gli rotola via, finendo in un misterioso magazzino attraverso una saracinesca socchiusa. Chatten si precipita a recuperarlo strisciando nell’angusta apertura, ma, degno erede di Alice all’inseguimento del Bianconiglio, non sa che cosa lo aspetta…
Un quadretto bucolico di stampo naif, inquietante nella sua candidezza, viene esplorato dalla cinepresa di particolare in particolare, tracciando un allucinato parallelismo fra la realtà in movimento e la fissa idealizzazione della tela dipinta: un mulino a vento fa il verso alle pale degli aerogeneratori, i pascoli riprendono le pianure dell’incipit, e là, come un fungo in mezzo al prato, si nota un omino in abiti verdi che richiama il protagonista del clip.
Da qui in avanti la fantasia del regista Aube Perrie si scatena in una sequela di reiteranti siparietti in cui il tedioso rigore della quotidianità viene rotto dall’esilarante bizzarria di elementi estranei, tutti facenti capo al look del buon Chatten e agli assurdi gingilli di cui si circonda di volta in volta.
L’outfit dell’artista cambia radicalmente da un’inquadratura all’altra, nel lampo di qualche taglio di editing: la logica dell’ordinario si ritrova stravolta, il concreto viene compromesso e lo humour grottesco si prende una trionfale rivincita.
Il cantante è tornato nella propria abitazione, ora si rimira allo specchio, col volto ferito e gonfio, come se avesse preso una brutta facciata contro un vetro. Ma non pare allarmarsi per i tagli: anzi, si guarda compiaciuto, si fa qualche piegamento sulle braccia, si stravacca sereno… mentre il suo maialino domestico cerca di attirare la sua attenzione!
Lo si scorge ora indossare un atroce costume mimetico con tanto di occhiali da sole, il che lo fa somigliare a un bigfoot caraibico con foglie secche al posto del classico pelo. Nulla in confronto all’orrida faccia prostetica che a un certo punto gli copre mezzo volto, come per una variante frankensteiniana del fantasma dell’opera!
E la lista prosegue: vagabondaggi in completo in pelle nera a un passo dal sadomasochismo, gozzoviglie coi membri della band brandendo spadoni da cosplayer o scambiando battute al bar, incoronazioni messianiche con ghirlande di spine, capatine al supermercato con una terrificante maschera da vecchio, visite ad amici disabili conciato come un giovane figlio della beat music…
Cappelli e occhialoni che ingolosirebbero Elton John, sniffate occasionali di cocaina, deturpazioni dentali e chi più ne ha più ne metta!
E, fatto anche più inspiegabile, nessuno di coloro che incontra pare minimamente incuriosito o sconcertato dai suoi repentini cambi di vestiario: perso tra la folla come un qualunque anonimo mortale, Chatten si direbbe il sintomo incarnato di una società intontita e indifferente, chiusa in se stessa e incapace di stupirsi di alcunché.
In questo esaltante caos sembra quasi di udire la follia che sghignazza: la sua risata potrebbe avere il suono beffardo del dannatissimo inalatore di cui il nostro fa spasmodico uso, offrendo di spruzzo in spruzzo un ulteriore apporto (impropriamente) musicale alla base ritmica della canzone.
Quale sia l’enigmatico meccanismo metafisico dietro cotale zibaldone di identità mutevoli si scoprirà nel terzo atto del video.
A quanto pare la famosa saracinesca è una sorta di passaggio interdimensionale, in grado di trasportare il nostro eroe su set cinematografici e in camerini teatrali, offrendogli così la possibilità di prelevare costumi di scena di ogni tipo, per poi tornare alla vita di tutti i giorni come un individuo – o meglio, come il simulacro di un individuo – del tutto diverso.
Se già il clip non fosse stato mindfuckista di suo, ora ci si mette pure la lettura metafilmica!
Ma un bel gioco dura poco, e il legittimo proprietario del magazzino provvede a bloccare la serranda, probabilmente imprigionando per sempre il cantante in un universo parallelo.
Ma tutto considerato, un tipo che non ha problemi a mostrarsi in pubblico con una tuta verde fluo addosso, non dovrebbe faticare ad ambientarsi in un altro mondo!
FONTAINES D.C.. AUBE PERIE. 2024.