FORGOTTEN / THE PLOT IN YOU (GEORGE GALLARDO KATTAH)

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DEMONI, CAMOLE E USTIONI.

George Gallardo Kattah firma un videoclip che non solo colpisce i sensi con la forza devastante di un tifone, ma che è anche in grado di instillare l’essenza stessa dell’angoscia a livello sottocutaneo, con raggelante precisione chirurgica.

Con la cruda complicità dell’irruento sound dei The Plot in You, il turbine di immagini che assale il pubblico alterna sequenze di viscerale e surreale brutalità a truci dettagli corporali degni di un moderno freakshow.

Valore aggiunto sono l’enigmaticità intrinseca delle invenzioni grafiche del videomaker e la velocità del montaggio, che ne accrescono l’effetto destabilizzante e il generale potere frastornante.

Il risultato, insomma, è una composizione audiovisiva capace di cacciare brividi lungo la schiena con la stessa veemenza con cui sa shakerarti lo stomaco.

Non è specificato in quale paese si svolgano i fatti, né in che epoca, ma tutto lascia pensare che si tratti di una nazione in cui termini come “democrazia” e “pace” si leggono da tempo solo nei libri di favole.

Protagonisti del video sono un uomo dallo sguardo truce in tenuta militare, e un ragazzino vestito di rosso che ha l’aria di chi ne ha già passate tante, decisamente troppe in rapporto alla sua età.

Il primo ha mezzo corpo coperto da gravi ustioni, e un occhio completamente bianco. Se ne sta ritto e immobile, meditabondo e minaccioso nella sua granitica intransigenza. All’interno di un edificio diroccato, sembra fare la guardia a un gruppetto di giovani seminudi, rannicchiati in una gabbia con la testa coperta da un telo.

C’è un cumulo di abiti stropicciati poco più in là, probabilmente appartenenti ai suddetti prigionieri; il ragazzino in rosso sta in mezzo a quei panni logori come se fosse anch’egli un povero cencio.

Di tanto in tanto i due personaggi si guardano, si studiano e si contemplano, senza proferire verbo, con un misto di ostilità e complicità, come se dietro la severità dell’uno e la vuotezza emotiva dell’altro si nascondesse una sorta di compassione reciproca.

Certe scelte registiche, come l’uso strategico dello zoom durante alcune transizioni di editing e la posizione speculare dei soggetti, ma anche particolari fisici come l’occhio cieco che accomuna entrambi, suggeriscono che l’uomo e il bambino siano in realtà la stessa persona.

È la storia di un’innocenza perduta, sacrificata, come un misero fiore seviziato che non sboccerà mai; il giovane osserva le gioie mai godute della propria infanzia – incluso l’amore di una madre – morire tra le fiamme di un incendio domestico… forse appiccato da lui stesso.

Le sue urla di disperazione riecheggiano nelle grida di furore del sé adulto, suggellando un processo di intima disumanizzazione tanto tragico quanto ormai irredimibile.

In questi termini, potrebbe sembrare l’incipit di un toccante dramma bellico in lizza per l’Oscar come miglior film straniero, ma qui sono gli elementi di contorno a fare la differenza. Ne basta appena un assaggio per passare dal cinema d’essai a un saggio di shock che farebbe gioire Clive Barker!

Il menù del giorno prevede un aperitivo-creepy con un inquietante esercito di action figure in tuta soldatesca.

A seguire, come antipasto, lo chef propone un volto scolpito in pietra nivea, da cui emergono tante mostruose testoline – un po’ come nel prologo del film Scanner cop.

Per primo piatto si avrà la dolorosa esibizione di un paio di tizi interamente pitturati di bianco, che ostentano una curiosa collezione di piercing estremi sul corpo, fra catene e anelli.

La seconda portata consiste nella terrificante danza di un misterioso individuo avvolto in un completo di pelle nera, con guanti artigliati che lo fanno somigliare al fratello sadomaso del Pale Man di Il labirinto del Fauno… e una lingua biforcuta – caso vero di body art orrifica – che fa male solo a vederla!

Come contorno è prevista l’interazione sanguigna di due umanoidi dalla pelle imbiancata, forse siamesi, che si torturano vicendevolmente a suon di amorevoli unghiate e vomitate emoglobiniche.

Dulcis in fundo, la ripresa ravvicinata di una larva che striscia convulsamente all’interno di un orecchio umano – acuta rappresentazione di un orrore esistenziale ghiotto dei cervelli in cui s’insinua – diverrà presenza fissa nei sogni di molti spettatori.

Un collage da film dell’orrore che, per pochi secondi alla volta, si alterna anarchicamente alla traccia narrativa principale, precipitandola per sempre nel reame dell’incubo.

Nel finale del clip i prigionieri incappucciati sembrano rivoltarsi contro il loro aguzzino, o forse si tratta dell’ennesimo passaggio di testimone fra un carnefice e le sue vittime: chi subisce violenza perpetrerà violenza in futuro, il sangue chiama altro sangue, in un ciclo di morte e di mortificazione che non avrà mai termine.

Ah, meglio non stoppare il video appena partono i titoli di coda, per non perdere un’ironica e disillusa rappresentazione della calma dopo la tempesta.

THE PLOT IN YOU. GEORGE GALLARDO KATTAH. 2023.

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