THE SKELETON POLE DANCE.
Bassifondi, notte di pioggia e fulmini, stradine desolate e carte svolazzanti… L’attenzione si sposta su un fatiscente edificio, forse eretto dallo stesso architetto che aveva disegnato il Bates Motel del vecchio Norman, e in apparenza disabitato.
In apparenza.
Forse è appena passata mezzanotte, e si sa, allo scoccare dell’ora delle streghe l’impossibile si riduce a un optional.
Le luci si accendono, e un’insegna al neon rosso sangue rischiara l’entrata; sulle finestre illuminate si stampano le silhouette di ballerine dal fare suadente; la musica si alza, il ritmo sensuale e il sound di Dan Auberbach, vocalist dei The Black Keys, riscaldano l’ambiente fino al punto di bollitura.
Benvenuti all’In the Flesh, un locale notturno accogliente e spazioso, dove la compagnia è buona, si fuma, si beve e le ragazze non mancano. Insomma, il posto perfetto per divertirsi… se non hai più pelle sulle ossa!
Scopriremo, infatti, che le sagome muliebri che ancheggiano con fare sexy sulla facciata del club non sono altro che ballerine ridotte a scheletri!
Queste cadaverine si strusciano sui pali, volteggiano, passeggiano come modelle sul bancone del bar, ammiccano, si esibiscono in ben studiate coreografie sopra il palco, insomma… fanno del loro meglio per compiacere il pubblico.
E che pubblico! Dai clienti ai baristi, sala dopo sala, l’intero luogo è popolato da scheletri semoventi!
Persino i ratti che infestano il posto sono piccoli morti viventi festaioli che, nell’intimità della loro tana, applaudono a tempo di musica e improvvisano balletti fra loro. Neppure si fanno scappare l’occasione di farsi un giretto su motociclette in miniatura, quando lo spettacolo s’infiamma.
E chi pensa che in tutto questo Belzebù possa averci messo lo zampino, be’, ha molto probabilmente ragione! Ne è la prova l’epilogo del clip, che mostra l’ultima discesa di una delle danzatrici lungo un interminabile palo, giù attraverso profondi sotterranei, bizzarrie geologiche e una calorosa cavità che non si fatica a identificare come l’Inferno stesso.
Giocando su una spensierata vena halloweenesca che riveste il macabro di umorismo e viceversa, l’animatore Robert Schober (in arte RoboShobo) offre la propria reinterpretazione – magari in chiave un po’ più “adulta” – di The skeleton dance, l’iconica Silly Symphony di Walt Disney.
Usufruendo di sfondi realistici deliziosamente filtrati a mo’ di disegni pittorici, in linea coi background dei classici cartoon, e di modelli in 3D renderizzati in modo da simulare l’animazione tradizionale (il corto Paperman insegna), il regista scaraventa lo spettatore in una simpatica e paradossale realtà alternativa, che fornisce una chiave di lettura assai scanzonata del famoso binomio “Eros e Thanatos”.
Qui il senso di “vita oltre la morte” assume l’accento goliardico che i fan di Tim Burton (e in particolare del mitico La sposa cadavere) conoscono bene.
Un universo strambo, tetro, eppure in qualche maniera straordinariamente egualitario, armonioso e scevro di pregiudizi: nessun vero tratto distintivo differenzia uno scheletro dall’altro, nessun canone estetico è contemplabile; nell’uniformità fisica e comportamentale dei personaggi risiede una genuina esaltazione di spontaneità, sincerità e complicità reciproca.
Roba che il mondo dei vivi, purtroppo, troppo spesso si sogna…
DAN AUBERBACH. ROBERT SCHOBER (ROBOSHOBO). 2023.